sabato 30 maggio 2009

Sonata Theory un seminario

Su suggerimento del Prof. Ernesto Napolitano è organizzato un seminario (di 2 o 3 incontri) di discussione e commento circa la nuova e importante proposta di formulazione teorica sulla Forma-sonata che ci proviene dall'America:


James Arnold Hepokoski, Warren Darcy, Elements of Sonata Theory: Norms, Types, and Deformations in the Late-Eighteenth-Century Sonata, Oxford University Press, 2006.

L'anteprima del testo si può leggere cliccando qui


Il seminario sarà costituito da una serie di relazioni di alcuni dei partecipanti seguiti da discussioni aperte. Le date prescelte sono il 4 e l'11 giugno, entrambe in mattinata, alle 10 in Aula seminario musica.

L'invito a partecipare al seminario come uditori è rivolto a tutti, se qualcuno ha già avuto modo di leggere il testo e vuole esporre qualche sua idea in merito o semplicemente illustrare qualche aspetto del libro che ritiene di particolare interesse è ben accetto e potrà farlo liberamente, avvisandoci per tempo circa i contenuti del suo intervento.

domenica 24 maggio 2009

Il Gran Concerto (Orchestra Rai) torna su Rai3

Clicca qui per le nuove puntate

Torna il Gran Concerto, lo speciale dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dedicato ai più piccoli, che avvicina in modo divertente alla musica sinfonica.

Il programma ha coinvolto una platea di 500 bambini per 13 puntate che tornano in tv a partire dal 1° giugno, da lunedì a venerdì, su Rai3 alle 15.05 (vedi un dietro le quinte).

Condotto da Alessandro Greco e firmato da Raffaella Carrà e Sergio Japino, il Gran Concerto deriva da un format spagnolo chiamato "El Conciertazo".

Lettere di Mozart: epistolario online

Del sito web il cui intento è rintracciare gli itinerari mozartiani in giro per l'Europa avevamo già scritto a novembre.

Questa volta il team di European Mozart Ways ha messo online dal 1° giugno l'epistolario di Mozart (1400 lettere) in quattro lingue, corredate di un "apparato" che consente con un semplice clic di accedere ai profili delle persone e alle mappe dei luoghi menzionati, oltre che a note esplicative a fondo pagina. Il motore di ricerca consente una ricerca per luoghi, persone e opere citate, in aggiunta alle citazioni originali e alle referenze bibliografiche. La traduzione italiana è del Gruppo editoriale Il Saggiatore, che ha autorizzato l’utilizzo della traduzione italiana tuttora inedita di Elli Stern, Cesare De Marchi e Anna Rastelli.

L’iniziativa - sotto la direzione scientifica del prof. Cliff Eisen, ordinario di Storia della Musica al King’s College di Londra - è stata fin qui resa possibile grazie al sostegno del Comitato Italiano "Le Vie di Mozart", creato dal Ministero Italiano per i beni e le attività culturali (MIBAC) nel quadro delle celebrazioni mozartiane del 2006 (qui in collaborazione con la storica Società del Quartetto milanese), del Comune di Milano - Settore Cultura e direttamente di European Mozart Ways. online Mozart letters

giovedì 21 maggio 2009

Seminario di Studi Germanici al Goethe-Institut

29 maggio
Ore 17.00-19.00
Coscienza e memoria nella tradizione letteraria tedesca

Relatori: Anita Gröger e Paolo Colombo


Biblioteca del Goethe-Institut Turin
Info: tel. +39 011 543830-200

Per saperne di più: goethe.de

mercoledì 20 maggio 2009

Ravel: mondano e solitario

Pettini e spazzole meticolosamente ordinati, eleganti pigiami di seta verde, impeccabili scarpe di vernice... All’apice del successo, Maurice Ravel saturava la sua vita quotidiana di articoli ricercati, la cui presenza era indispensabile per la propria tranquillità. Le sue manie d’eleganza lo accompagnavano nelle tournée, sui treni, in camera da letto, rendendolo un uomo capriccioso e impaziente, di aspetto mondano ma con una personalità introversa e distaccata. Accanto agli oggetti alla moda, la casa del compositore era popolata di giocattoli a orologeria. Ravel, figlio di un inventore di motori e macchinari, amava i congegni meccanici e le catene di montaggio al punto di riversare questa passione nelle sue composizioni.
La ricostruzione degli ultimi dieci anni di vita di questo musicista minuzioso e affascinante è al centro dell’ultimo romanzo di Jean Echenoz. Si tratta di una biografia immaginaria ma possibile, creata a partire da uno studio attento della vita del compositore e del suo mondo. Il lettore non troverà acute osservazioni musicali, ma una finzione raffinata. Si percepisce un grande rispetto verso la figura del musicista: benché alcuni episodi siano falsati o inventati, tutte le parole che il protagonista pronuncia sono state effettivamente proferite da Ravel.
L’autore segue a distanza ravvicinata i movimenti del personaggio, senza mai inserirsi in modo indiscreto nella sua intimità. La narrazione penetra con riserbo nelle sue notti insonni, nelle sue ore tormentate dalla noia, nelle sue piccole ossessioni, senza mai riportare pensieri o sentimenti. Con stile scrupoloso e imperturbabile si contrappongono le smanie di precisione del protagonista al suo progressivo declino mentale. Le disattenzioni si moltiplicano e il personaggio vive una sorta di sdoppiamento: il congegno prodigioso s’inceppa, gli ingranaggi saltano l’uno dopo l’altro. “Vittima di quel destino e suo spettatore attento, sepolto vivo in un corpo che non risponde più alla sua intelligenza, vede tutto distintamente e contempla l’estraneo che vive in sé”.
L.P.


Jean Echenoz, Ravel. Un romanzo, trad. ita. G. Pinotti, Adelphi, 2007, pp. 116, Euro 14.

L'Indice dei libri del mese, Maggio 2009.

lunedì 18 maggio 2009

Il ritratto di Mozart

Il prof. Cliff Einsen ha confermato l'autenticità del ritratto di Mozart (ne avevamo parlato nel post dedicato all'iconografia mozartiana) recentemente acquisito da un collezionista americano: questo verrà esposto per la prima volta dal 19 maggio al 21 giugno al Museo Teatrale della Scala.

Martedì 19 maggio alle ore 11.30 a Palazzo Marino a Milano, nella Sala dell’Orologio, sarà anche presentato il progetto "Mozart in Italia". Interverranno:

Johannes Honsig-Erlenburg Presidente Internationale Stiftung Mozarteum
Geneviève Geffray Direttrice della Biblioteca Mozartiana, Salisburgo
Alberto Basso Accademia di Santa Cecilia, Roma
Patrizia Rebulla Curatore del progetto “Con le parole di Mozart”
Cliff Eisen Dipartimento di Musica, King’s College, Londra

Seguirà l’inaugurazione della mostra "Le lettere italiane di Mozart" e l’enigma di un nuovo ritratto, esposizione di lettere dal Mozarteum e della Collezione Hagenauer.

A Kandinsky piace Schönberg

Per Wassily Kandinsky fu davvero fatale quel 1° gennaio 1911 quando in «un inedito concerto» ascoltò un quartetto per archi e alcuni pezzi per pianoforte di Arnold Schönberg: una musica che esprimeva un' idea d' arte condivisa. Qualcosa di analogo avviene nel 1917. Stavolta fra Stravinsky e Picasso. Occasione d' intesa, i danzatori russi. «Già da alcuni anni i loro percorsi artistici si erano intrecciati, come due grandi colonne autonome, ma appartenenti allo stesso tempio», spiega Paolo Repetto nel suo libro. Naturalmente le coppie creative si sprecano. In taluni casi i rapporti sono espliciti; in altri, ipotizzati. Come fra Nicolas Poussin e Francesco Cavalli, probabile allievo di Claudio Monteverdi, attratti dal mito di Orione e autori di versioni, diverse ma non opposte, del tragico destino del mortale amato da Artemide.

La visione dei suoni. Arte-Musica, di Paolo Repetto. Il melangolo, pp. 168, 16
Benvenuto Beppe
25 gennaio 2009, p. 33, Corriere della Sera

domenica 17 maggio 2009

Scuole in musica, terza edizione 2009

Ecco [...] professionisti di tutto rispetto. Professionisti che al classico stress da «palcoscenico» associano anche quello da esame. Ad incombere e' la fine della terza media e i musicisti sono i giovanissimi dell'Orchestra OMT, cioe' gli 80 migliori rappresentanti delle ventiquattro scuole medie che in Torino e provincia hanno una sezione ad Orientamento Musicale, un corso in cui lo studio del violino, dell'arpa o della tromba - finalizzato a suonare nell'orchestra d'istituto nel giro di pochi mesi - è una disciplina del curriculum. Con lo stesso valore e con la stessa richiesta di impegno di italiano o matematica. [...]

«La nostra filosofia e' che si possa avvicinare ed appassionare i ragazzi alla musica, partendo dalla ''loro'' musica o quella che gli e' piu' vicina», spiega Francesca Landoni, flautista, fondatrice, con Paolo Devecchi, del Coordinamento per lo Strumento Musicale, l'organismo che negli anni passati si e' occupato di diffondere nelle scuole le informazioni sulle opportunita' esistenti per attivare le sezioni musicali. «Nel giro di tre anni siamo passati da quattro sezioni a ventiquattro. Quest'anno - prosegue la professoressa Landoni, che coordina con Devecchi le scuole e l'orchestra - il Conservatorio accoglierà la prima infornata di studenti che hanno concluso il ciclo e deciso di proseguire».

Non mancano i casi di ragazzi che, dopo aver iniziato lo studio di uno strumento in prima media, hanno superato l'esame di ingresso già alla fine della seconda. Come Adriana Ecaterina Florea, origine russa, studentessa di flauto traverso alla «Drovetti», solista prima classificata al recente concorso della scuola «Gobetti» di Rivoli. Adriana ama Mozart, ma ascolta anche i cd di Vivaldi che le passa la sua compagna Camilla Croveri, clarinetto. La musica, per questi ragazzi, non e' mai un «obbligo», ma un piacere. [...] Alla «Italo Calvino» dell'istituto comprensivo «Tommaseo» Massimiliano Zanotto, Anna Sofia Solano e Giulia Petruzzelli, percussionisti della OMT, sono entusiasti.
E colpisce sentirli raccontare della caccia all'autografo di Gidon Kremer o dei King's Singers alla fine di due dei concerti dell'Unione Musicale ai quali i professori li hanno accompagnati durante l'inverno. E dell'esperienza di ascolto della percussionista Evelyn Glennie. «Con le maracas ci pare di fare ritmo e basta. Lei, invece, solo con le maracas ci ha incantati», dice Giulia, che con i compagni, per le prove dell'OMT, smonta, rimonta e scorrazza anche in tram le percussioni. «Questa esperienza - conclude Francesca Landoni - è possibile perchè tutti, studenti e insegnanti, uniscono al dovere e alla passione anche una buona dose di volontariato».

Prossimi concerti: sabato 23 maggio in piazza Castello per l'apertura di «Scuole in Musica», manifestazione della Direzione Scolastica del Piemonte (clicca qui per l'edizione passata) e giovedì 28, ore 21, al Conservatorio.

Maria Teresa Martinengo
Da La Stampa, archivio.lastampa.it



"Scuole in Musica" è inserita nell'ambito delle celebrazioni della "Settimana nazionale della musica a scuola" (che si è svolta dal 4 10 maggio): la manifestazione incomincia alle ore 15 con tutti i gruppi scolastici raccolti in Piazza Castello per il saluto di benvenuto da parte delle Autorità, allietato dall'esibizione musicale di un gruppo per ogni Regione partecipante; in un secondo momento i giovani musicisti si esibiranno in concerti autogestit, sparpagliandosi tra vie, portici e nelle piazze cittadine.

sabato 16 maggio 2009

Le ultime lettere di Ludwig van Beethoven

Ludwig van Beethoven, Epistolario, vol. VI (1825-1827)

Milano, Skira – Accademia Nazionale di Santa Cecilia (coll. L’Arte armonica, Serie III, “Studi e Testi”) 2007, pp. 464, € 49,00

Volge al termine l'edizione italiana dell’epistolario beethoveniano tradotto da Luigi Della Croce per Skira, a cura di Sieghard Brandenburg, cominciata nel 1999 sotto gli auspici del Beethoven-Haus di Bonn. Il settimo volume, contenente gli indici, sarà disponibile in Italia all'inizio del prossimo anno; parallelamente l’edizione tedesca verrà completata da un ottavo tomo di cui si prevede l’uscita a breve. L’opera comprende le lettere scritte dal compositore e quelle a lui indirizzate, trascritte in un’accurata edizione diplomatica.
Le lettere di Beethoven sono una sorta di oscillografo che registra l’altalena fra il debordare di energia espressiva (che a volte ci restituisce un uomo capace di gesti di rara gentilezza) e, specie negli ultimi anni, il ritirarsi a tratti di essa. L’apparato di note, più corpose che nella storica edizione di Emily Anderson, facilita enormemente lo studio di una scrittura un po’ caotica, ma senza censure e pulsante di vita vera. È difficile avere a che fare con il compositore dopo il 1825, ed è una sorpresa non sempre piacevole scoprire il suo lato umano a volte ruvido.
Reduce dall’insuccesso economico e dalle liti che seguirono le due grandi accademie del 1824 (prime esecuzioni della Nona Sinfonia), che furono causa della momentanea uscita di scena di Schindler, Beethoven è intento a organizzare nuovi concerti. È Karl Holz, primo violino del quartetto Schuppanzigh, a sostituire il factotum, quanto a numero di missive ricevute secondo soltanto al nipote Karl, vero protagonista del sesto tomo dell’epistolario, in cui fanno capolino anche alcuni amici di giovinezza: Ferdinand Ries, Franz Wegeler, Stephan von Breuning, l’arciduca Rodolfo.
La corrispondenza di poco meno di tre anni (372 lettere tra il 1825-27) è anche il registro di rapporti economici: offerte di dediche e trattative per la cessione dei diritti di pubblicazione delle opere condotte su uno scacchiere internazionale. C’è, ovviamente, molto di più.

Da un lato l’artista, non così felice della sua condizione freelance, o piuttosto di “precario”, come sembra suggerire il 1° gennaio 1825: «Lei sa che io sono costretto a vivere solo dei prodotti del mio spirito»; quello che sta scrivendo gli ultimi Quartetti per il principe Galitzin, il cui progresso nella composizione si può seguire passo passo; o, ancora, colui che cerca di far apparire (un po’ maldestramente) sulla miglior piazza possibile la sua Missa Solemnis. I giudizi degli amici sono benevoli: «le ultime [opere] − scrive Streicher − superano tutte quelle che ha scritto in precedenza»; Galitzin lo supplica: «non tardi, La prego, a farlo stampare, un capolavoro simile [il Quartetto op. 127] non deve restare neanche un solo istante nascosto», mentre Ries giura che la Nona Sinfonia: «è un’opera con la quale niente può reggere il confronto e se Lei non avesse scritto niente altro che questo, sarebbe già divenuto immortale».
Dall’altro lato l’uomo, il “padre adottivo” che esercita una crescente pressione sul nipote, con un misto di eccesso di amore e ricatti affettivi. Delle reazioni scomposte nei confronti di Karl, forse causate dai malanni che più volte in questi anni costringono Beethoven a letto, colpisce sia il loro materializzarsi in un profluvio di lettere, sia l’esiguità delle risposte: un climax che conduce al tentativo di suicidio; anche se, passata la tempesta, gli ultimi scambi fra i due contengono espressioni affettuose. Sono queste “montagne russe emotive” che non finiscono mai di stupire il lettore.

Del resto Beethoven non fa nulla per nascondere la sua difficoltà con la comunicazione scritta, cui, non a caso, qui come nei precedenti volumi, fa da contrappunto un diffuso ricorso alla musica: così, ad esempio, la chiusura della lettera al dottor Braunhofer è l’occasione il 13 maggio 1825 per il canone «Doktor sperrt das Tor dem Tod, Note hilft auch aus der Noth» [il dottore sbarra la porta alla morte, la musica aiuta anche nel momento del bisogno]. Il primo presagio della fine risale però a qualche mese più tardi, «la falciatrice − scrive − non mi concederà in ogni caso molto più tempo», e diventa certezza in una commovente missiva rivolta a Wegeler (che non incontrava da 34 anni) il 17 febbraio 1827: «Il mio motto continua a essere: Nulla dies sine linea e, se ogni tanto lascio dormire la musa, è solo perché sia più vigorosa quando si risveglia. Spero di dare ancora al mondo qualche grande opera e poi di concludere il mio corso terreno da qualche parte, come un vecchio bambino».


Benedetta Saglietti

Giornale della Musica, n. 254, Dicembre 2008, p. 33
epistolario beethoveniano lettere di Beethoven
Con l'abbonamento del GdM è disponibile in pdf tutto l'archivio dei numeri dal 2004

Read in English (la traduzione in "inglese maccheronico" è del traduttore automatico di Google). Leggi anche:

Incontro dei dottorati e dottorandi (Saggiatore musicale e Università di Bologna)

XIII Incontro dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 23 maggio 2009, ore 10.15—13 e 15—18

Laboratori del DMS - Manifattura delle Arti
Bologna, via Azzo Gardino 65a


RELAZIONI

Donato De Carlo (Firenze)
Due concezioni di musica antica in contrasto: documenti dall’archivio dell'Accademia Musicale Chigiana

Bianca De Mario (Siena-Arezzo)
Dalle fonti alla messa in scena:il caso Pergolesi e l’odierna fruizione dell'opera seria settecentesca

Fedele Depalma (Bari)
«’O re de li stromiente»: il colascione nelle fonti musicali, letterarie e iconografiche

Matteo Giuggioli (Pavia-Cremona)
Configurazioni del senso nei Quintetti per archi di Luigi Boccherini

José Luis Molteni (Torino)
Il Novecento e la pratica della musica antica: un restauro sonoro?

Liana Püschel (Torino)
Quando la fattoria irruppe nella Societé Nationale de Musique: le “Histoires naturelles” di Maurice Ravel

Giorgio Ruberti (Roma “La Sapienza”)
Verismo musicale italiano: alcune proposte interpretative

Maria Semi (Bologna)
Il dromedario Bucefalo e un libretto in dialetto ionico: gli ingredienti della satira musicale di Joseph Addison


venerdì 15 maggio 2009

Musica a Roma3

Rassegna di lezioni-concerto Musica Viva

Prima le parole - dopo la musica!


5 APPUNTAMENTI da lunedì 18 a giovedì 28 maggio


Scuola Popolare di Musica di Testaccio:

Sala Concerti della - piazza Giustiniani 4/a

Università Roma Tre:

Aula B5 del Polo Aule DAMS - via Ostiense 133b

Aula Columbus, via delle Sette Chiese 101


INGRESSO LIBERO


Musica Viva. Prima le parole - dopo la musica! è il titolo della prima edizione della rassegna di lezioni-concerto organizzata dal Collegio didattico DAMS e dal Dipartimento Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre in collaborazione con la Scuola Popolare di Musica di Testaccio.


Il progetto, a cura di Luca Aversano e Giovanni Guanti con il coordinamento artistico di Orietta Caianiello, nasce per supportare le attività didattiche e di ricerca musicologica delle rispettive istituzioni.

La musica dal vivo si porrà in rapporto, da un lato, con i temi storico-estetici e di analisi dell’interpretazione trattati nei corsi del DAMS e nei seminari di studio della Scuola; dall’altro, si richiamerà ai temi di ricerca approfonditi all’interno del Dipartimento Comunicazione e Spettacolo.

Gli appuntamenti sono strutturati come lezioni-concerto, con la partecipazione dei docenti universitari di Musicologia e dei musicisti della Scuola Popolare di Musica di Testaccio.


PROGRAMMA


Lunedì 18 maggio, ore 16

Sala Concerti della Scuola Popolare di Musica di Testaccio - piazza Giustiniani 4/a

Duo Andrea Fossà - Emanuela Graziosi, violoncello e pianoforte

Musiche di: Ludwig Van Beethoven

Sonata op. 5 n. 1 per violoncello e pianoforte, Adagio sostenuto, Allegro, Rondo (Allegro vivace)

Claude Debussy: Sonata in re minore per violoncello e pianoforte, Prologue, Serenade, Finale


Martedì 19 maggio, ore 16

Università Roma Tre, Aula B5 del Polo Aule DAMS - via Ostiense 133b

Francesca Meli, chitarra

Musiche di: John Dowland

Lady Hunsdon’s puffe, Melancholy Galliard, The Frog Galliard

Hector Villa-Lobos

Preludi n. 1, 4, 5; Studi n. 1, 5, 8

Toru Takemitsu

Equinox


Lunedì 25 maggio, ore 16

Sala Concerti della Scuola Popolare di Musica di Testaccio - piazza Giustiniani 4/a

Marzia Tramma, pianoforte

Musiche di W.A. Mozart, R. Schumann


Martedì 26 maggio, ore 16

Università Roma Tre, Aula B5 - DAMS, via Ostiense 133b

Giuseppe Pelura, flauto

Musiche di J.S. Bach, C. Debussy e L. Berio


Giovedì 28 maggio, ore 21

Università Roma Tre - Aula Columbus, via delle Sette Chiese 101

Orchestra d’'archi e Cori della Scuola Popolare di Musica di Testaccio

Sandro Savagnone, direttore

Ilaria Galgani, Nicoletta Gervasi, Margherita Pace, voci soliste

Musiche di D. Buxtehude e A. Vivaldi

giovedì 14 maggio 2009

Ma gli uccelli cantano davvero? Saggio su Rousseau e la musica

di Alessandro Arbo
clicca qui per l'articolo completo (link esterno al sito UniMi)
Illuminismo musicale
Maestro - Dunque dimmi, per favore: non ti sembra che, come l'usignolo, così tutti coloro che cantano bene siano condotti da una certa sensibilità (...)?

Alunno - Li considero molto simili.

Maestro - E dunque coloro che li ascoltano volentieri senza avere questa scienza non sono forse da paragonare alle bestie? Vediamo elefanti, orsi e alcune specie di animali che si muovono secondo il canto e gli stessi uccelli che si dilettano delle proprie voci (non lo farebbero infatti con tanto impegno e senza un'intenzione interessata, se non provassero qualche piacere).

Agostino, De musica, I 4, 5

Riportando la differenza tra l'uomo e l'animale all'uso della parola, l'inizio dell'Essai sur l'origine des langues annuncia una importante novità rispetto alla ricostruzione congetturale formulata nel secondo Discours (1754): il linguaggio non è il frutto dei progressi di una socialità naturale bensì, al contrario, marca una discontinuità nell'ordine della natura. Sciogliendo le incertezze di un ragionamento che lo aveva interpretato come il risultato di fattori esterni, Rousseau lo riconosce come la prima istituzione sociale, corrispondente a un atto libero che, appunto, distingue l'uomo dall'animale (cfr. Bora 1989: 13).

La tesi dà il via a una lunga catena di contrapposizioni subordinate al compito di tratteggiare una sottile quanto precaria linea di confine. A questo compito si riconduce anche una visibile tendenza ad abbassare il modo di comunicare degli animali, cioè a smentire l'opinione che suggerisce di interpretarlo come l'embrione del linguaggio. A maggior ragione questo discrimine viene fatto valere nel considerare la sua forma di espressione originaria e una delle osservazioni più caratteristiche a questo proposito si legge nel capitolo XVI: «gli uccelli fischiano, l'uomo soltanto canta».

A prima vista si tratta soltanto di una precisazione terminologica, destinata a rettificare un modo di dire desunto dal parlare comune; ma l'affermazione - che tocca una nozione cardinale dell'apparato argomentativo rousseauiano - corrisponde al disegno di una precisa strategia. Nel metterne in luce le ragioni e le conseguenze, sarà opportuno risalire all'impostazione del tema delle origini del linguaggio.

Il saggio è apparso in «Rivista di estetica», 8 (2/ 1998), XXXVIII, pp. 113-126.
illuminismo nella musica

mercoledì 13 maggio 2009

Musica alla Fiera del Libro

"Suonare con gli altri". La Divan Orchestra di Daniel Barenboim
Incontro con Elena Cheah - Tema: io, gli altri

14.05.2009 ore 18.30, Sala Azzurra Interviene Enzo Restagno

I giovani musicisti dell'orchestra fondata da Barenboim sono ebrei, arabi e cristiani, testimonianza di una convivenza possibile malgrado i conflitti che insanguinano il Medio Oriente. La violoncellista Elena Cheah racconta la sua esperienza, ed esegue musiche di J.S.Bach.
* * *

"Venature Reading" è un reading + concerto di violoncello e arpa celtica, a cui non dovete mancare! Saranno inoltre presentati alcuni racconti di Giorgio Curtoni, l'incontro è a cura di Nadia Camandona Editore e si terrà alla Fiera del Libro, il 17 Maggio alle ore 18.00, in Piazza Italia clicca qui per la mappa

Interverranno Mario Brusa, Nadia Camandona, Lamberto Curtoni, Giorgio Curtoni, Enrico Euron, Sara Giudici

martedì 12 maggio 2009

Siglo de oro, The King's Singers, recensione

THE GOLDEN AGE - SIGLO DE ORO
Musiche penitenziali del Rinascimento spagnolo, portoghese e messicano
The King's Singers

SIGNUM CLASSICS SIGCD119 / DDD / 64:31

Sviatoslav Richter ebbe a rilevare come la musica di César Frank sia frequentemente fraintesa dai suoi interpreti, che ne scambiano per sensualità la natura altamente spirituale, prossima all'estasi. Perché, proseguiva il grande pianista, è propria di quest'ultima condizione una intensità di portata tale da giungere a investire la sfera fisica, e con essa confondersi.
Un siffatto senso dello spirituale e del religioso anima questo Siglo de oro, antologia di musiche penitenziali del Rinascimento spagnolo, portoghese e messicano - vi figurano composizioni di re João IV di Portogallo, Cristóbal de Morales, Tomás Luis de Victoria, Diego Dias Melgas, Sebastián de Vivanco, Alonso Lobo, Juan Gutiérrez de Padilla - nelle cui linee tornite l'astratta perfezione degli intrecci polifonici assume una concretezza tormentata, corporea, terrena quanto mai, di figura michelangiolesca; l'angoscia, le lacrime, la pietà si fanno di carne e sangue, scavano il profondo dell'uomo nella ricerca di Dio.
Luca Rossetto Casel

Liberamente tratto da Rivista Musica clicca qui per abbonarti

domenica 10 maggio 2009

Applausi e "prove aperte"

Durante una delle Prove aperte dell’Orchestra Rai c’è stato il simpatico intervento del primo violoncello dell’orchestra, il M° Massimo Macrì, che ha "raccontato" il suo strumento agli studenti invitati a una delle prove del concerto (chiuse al "normale" pubblico) che si svolgono la mattina.

In modo molto informale ha detto loro, senza tanti giri di parole, qualcosa che forse non si aspettavano: fatevi sentire, applaudite, mostrate il vostro assenso o dissenso! Noi musicisti abbiamo bisogno di “sentire” che ci siete in sala, che ci state seguendo, che fate il tifo per noi, che vi piace (o non vi piace) quello che ascoltate.

Mi è tornato in mente quando ho letto sul Corriere la dichiarazione di Jarrett, che chiama in causa (anche) un articolo di cui abbiamo scritto su questo blog:

«Il mio pubblico ideale è 'succoso'. Ha ragione Emma­nuel Ax, altro grande pianista classico, quando dice che il pubblico della clas­sica è troppo silenzioso. Sono più ordi­nati, ma non migliori del pubblico jazz. Non ho un pubblico ideale, ma in Giappone c’è rispetto e partecipazione sincera. Tre mesi fa a New York, alla Carnegie Hall, silenzio totale nei pianis­simo, fruscii e colpi di tosse e altri 'se­gni di vita' quando le dinamiche diven­tavano più intense, era come respirare all’unisono».

Invece alla fine della prova aperta riservata alle scuole selezionate (c’era in programma la Suite provençale di Milhaud, il Concierto in modo galante per violoncello e orchestra di Rodrigo, e la “Pastorale” di Beethoven), dopo che il M° Macrì ha rotto il ghiaccio, un pubblico forse un po’ meno intimorito è scoppiato in un applauso caloroso come non avevo mai sentito prima. Mi piace condividere qui la gioia esplosiva di quei ragazzi.

Benedetta Saglietti

sabato 9 maggio 2009

Musicologia alla Fiera del Libro

Giovedì 14 maggio 2009, h. 17, Sala Avorio

LINGOTTO FIERE, VIA NIZZA 294, TORINO

A lato dell’attività di sostegno dei giovani musicisti, l’Associazione De Sono promuove la pubblicazione delle migliori tesi di laurea e di dottorato dei musicologi delle nuove generazioni. In 20 anni l’Associazione ha sovvenzionato la pubblicazione di 32 lavori, inizialmente in collaborazione con Passigli e Paravia, cui a partire dal 2002 è succeduta Edt.

Alla Fiera del Libro la De Sono presenterà gli ultimi 3 volumi della collana "Tesi": l’incontro, presieduto dal Prof. Giorgio Pestelli, si svolgerà giovedì 14 maggio 2009 alle 17 presso la Sala Avorio del Lingotto Fiere (clicca qui per la mappa).

L'ingresso per tutto il giovedì è gratuito per gli studenti universitari, previa esibizione athena card o libretto.

Saverio Lamacchia presenterà la propria tesi di dottorato (prefazione di Philip Gossett), discussa all’Università di Bologna nel 2005, intitolata Il vero Figaro o sia il falso factotum. Riesame del “Barbiere” di Rossini. In questo studio l’Autore toglie la polvere depositatasi in quasi duecento anni sul capolavoro rossiniano, riuscendo a riconsegnare un significato dell’opera che una tradizione travagliata aveva in parte snaturato.

Dedicato al problema della ricezione, è invece il saggio di Andrea Malvano, L’ascolto di Debussy. La ricezione come strumento d’analisi che s'interroga sulle modalità fruitive dell’ascoltatore parigino di inizio Novecento di fronte alle innovazioni avanguardistiche di Debussy. Attraverso l’analisi di numerose recensioni coeve l'Autore giunge a una riformulazione delle categorie necessarie anche all’ascoltatore odierno per una ricezione più consapevole della musica del compositore francese.

Intitolato Le voci di Dioniso. Il dionisismo novecentesco e le trasposizioni musicali delle “Baccanti”, il saggio di Roberto Russi, docente di Lingua e letteratura italiana all’Università di Banja Luka in Bosnia Erzegovina, affronta invece il tema della categoria estetica del dionisiaco nelle sue riproposizioni novecentesche. Studioso della ricezione moderna dell’antico, l'Autore focalizza le proprie attenzioni sulle trasposizioni musicali delle Baccanti euripidee, emblema, secondo l’autore, di un dionisismo ricercato nel secolo scorso da compositori più o meno noti come Szymanowski, Wellesz, Ghedini, Partch, Henze, Buller e Börtz.

giovedì 7 maggio 2009

Lavori in corso

Da ormai alcuni mesi una finestra misteriosa fa capolino sul lato destro del nostro blog: "Lavori in corso". Qui trovate i titoli dei progetti a cui potete partecipare inviandoci materiale all'indirizzo mail del nostro seminario.
Attualmente i progetti sono tre:
Futuro: troverete informazioni dettagliete in questo post
Mignon: l'anno prossimo ricorrerà il centenario della nascita di Robert Schumann. Per l'occasione l'Orchestra Rai, l'Unione Musicale e l'Università stanno preparando una giornata di studi (forse anche più di una!) che avrà per oggetto il Requiem für Mignon (op. 98b). Chi fosse interessato, può proporre ricerche e studi su questo particolare lavoro o su temi affini.
Rossini: stiamo realizzando una raccolta di arrangiamenti, fantasie e trascrizioni varie di opere di Rossini. Se ne conoscete, mandateci i riferimenti bibliografici alla nostra e-mail indicando come oggetto ROSSINI; tutto il materiale raccolto verrà inviato al Prof. Philip Gosset che sta curando l'edizione critica per la Bärenreiter.

mercoledì 6 maggio 2009

Punti di vista (ancora) sul Requiem di Mozart

A: Cosa te n’è parso di quest'interpretazione del Requiem?

L’incontentabile: Non mi sono entusiasmato, ma il coro (della Radio Svedese) è una meraviglia, se poi smussasse qualche spigolo, sarebbe la perfezione.

A: Sì, il coro è stato ottimo. Hai notato lo strano effetto di risonanza (tipo cassa armonica) che riuscivano a creare? Io non l'avevo mai sentito prima.

L’incontentabile: Abbado è strano, fa benissimo certe cose (l’Oro supplex, alla fine del Confutatis) ma sembra distratto nell’unico pezzo tutto scritto da Mozart, l’Introitus, e poi inserisce Sanctus e Benedictus che sono bruttini e sproporzionati, uno cortissimo l’altro lunghissimo, e quella fuga sull’Osanna cui hanno messo mano un po’ tutti e non si capisce più cosa sia. Non è stata un’interpretazione particolarmente intensa…

A: Sul non particolarmente intensa sono d'accordo: è come se Abbado guardasse a una certa distanza senza esser mai lasciarsi troppo coinvolto dalla musica, carenza d’immedesimazione o poca emotività (se non in qualche raro momento, come nel Lacrimosa)...

L’incontentabile: Ma tutto sommato, la sua non è una lettura solenne e questo può bastare. La perfezione sarebbe un’esecuzione intensa come quella di Bernstein e raccolta come quella di Abbado.

A: Cosa ne faresti del Sanctus e del Benedictus che non contengono neanche una riga mozartiana?

L’incontentabile: Semplicemente li ometterei, conseguendo così due scopi: non eseguire due pagine decisamente deboli e stilisticamente lontane dal resto (per motivi, questi si, opposti); restituire un’immagine di incompiutezza di cui chi ascolta tende ormai a non essere più consapevole. Il luogo vero in cui il Requiem esiste è nell’abbozzo. E quella versione che è in grado di farci scoprire quanta violenza, quanto stupore e quanta dolcezza ci sia già nel frammento, è la più vicina all’ideale: ascoltare il Requiem dentro di sé, interiormente, seguendo solo ciò che Mozart è riuscito a scrivere nell’incompleta partitura.

Qui un link per farsi un'idea del torso

Nuovo incontro di seminario

Giovedì 7 maggio ci riuniremo al sesto piano di Palazzo Nuovo (aula seminario musica ore 16:00/18:00) per discutere sulle traduzioni letterarie e in particolare sul caso della traduzione italiana del dramma Hernani di Victor Hugo.

martedì 5 maggio 2009

Niente diretta TV dei Berliner diretti da Muti: un autogol della Rai

La Rai ha messo a segno un bel colpo da maestro. Antefatto: Riccardo Muti è tornato sul podio dei Berliner Philharmoniker dopo 17 anni e per di più a Napoli la mattina del 1° maggio, è il Concerto per l'Europa che l'orchestra tedesca tiene ogni anno in una città del continente e che la televisione tedesca rimanda in diretta ai quattro angoli del mondo. E la tv italiana che fa? Non lo trasmette. Un clamoroso autogol che si ritorce contro il nostro Paese.
L'evento era di portata notevole, servito su un piatto d'argento colmo di significati. Stimato da Karajan, Muti aveva dopo la sua morte sempre declinato gli inviti dei berlinesi, devoto alla Scala. Ora, superato il divorzio, ha liberato tempo e date, al punto da poter accettare la direzione della Chicago Symphony Orchestra e altri inviti. Ecco allora di nuovo il podio dei Berliner, ma prima a Napoli e poi alla Philharmonie della capitale tedesca. Un ritrovarsi insieme di portata notevole, perché l'orchestra, fortemente ringiovanita, ha scoperto in Muti non quel direttore autoritario che alcuni ritengono, ma un musicista con cui dialogare e costruire un'interpretazione. Bastava guardare, durante la Sinfonia "Grande" di Schubert, quei sorrisi d'intesa fra professori allo stesso leggio: i berlinesi, consci del fatto loro fino ad essere un po' superbi, se li scambiano solo quando c'è l'intesa perfetta col podio. E con Muti hanno scoperto un modo più dolce di suonare Schubert, non prussiano, ma con innesti di stile viennese e cantabilità italiana.

Giangiorgio Satragni

Fonte: La Stampa, p. 32, domenica 3 maggio 2009

lunedì 4 maggio 2009

Abbado e il Requiem di Mozart al Lingotto a Torino (recensione)

Felicissimo ritorno al Lingotto di Claudio Abbado alla testa della Mahler Chamber Orchestra e del Coro della Radio Svedese, più un quartetto vocale di fuoriclasse; un nome solo in programma, Mozart, ma spostando l'obbiettivo fra un'opera ultracelebre come il Requiem in re minore e altre assai meno note, ma non meno significative, contenute nell'immane catalogo. Apertura in punta di piedi con il «Laudate Dominum» dai Vespri solenni K839, pagina di celestiale delicatezza con cui il pubblico ha fatto la conoscenza del soprano Rachel Harnisch: voce non voluminosa ma di stile impeccabile, con una qualità strumentale particolarmente adatta alla liricità distesa, ma tutta intima, di quel brano. Rose e fiori, comunque, rispetto alle arditezze con Magnifici il Coro della Radio Svedese e l'«abbadiana» Mahler Chamber Orchestra con finezze quasi da camera cui ha dovuto misurarsi in «Vorrei spiegarvi, oh Dio», l'aria che Mozart scrisse per un'opera di Pasquale Anfossi, pensando alla voce di una sua antica fiamma, Aloysia Lange: qui l'intensità espressiva e i rischi di voli acrobatici nel registro sovracuto che la Harnisch ha superato con qualche difficoltà, ma senza mai venire meno a una morbidezza canora della più alta classe; sopra tutto ammirevole, nella sezione lenta, il dialogo con l'oboe (altro autentico asso) sul tappeto steso dai lievi pizzicati della magnifica orchestra.
Del Requiem, ascoltato subito dopo senza intervallo, la prima impressione ricevuta è che il nostro direttore riesca a far scomparire quei dislivelli, quelle cuciture col filo bianco, che persistono in una composizione lasciata incompiuta da Mozart e integrata alla meglio dall'allievo Süssmayr, con indubbio senso pratico, ma ovviamente con polso altrimenti agile. Anche lavorando con i consigli e gli appunti dell'autore, le parti centrali della Messa nell'orchestrazione del revisore suonano atone e convenzionali, specie nel confronto ravvicinato con le parti autentiche. Se Abbado riesce a mascherare le disuguaglianze fin dove è possibile, è per la tensione ininterrotta, scabra, essenziale che ci versa dentro: niente lusso, niente vernice esteriore, tutto in una scala «da camera», in armonia con quella «concezione non monumentale» che giustamente Ernesto Napolitano individua nell'opera.
Straordinario dosatore di pesi e misure, Abbado perviene a una sonorità nuova e trasparente del Requiem mozartiano, dove anche l'incombere della tradizione, con tutte le convenzioni della musica sacra del tempo, viene alleggerito e sciolto in puri valori musicali. Il suo punto di partenza, a mio parere, sta in una attentissima lettura del testo e nella sua traduzione in un drammatico contrasto fra parti tenebrose e abbandoni di commovente umanità: lo splendido Coro svedese attacca «Rex tremendae majestatis», dove persino la vibrazione della «erre» diventa musica, con una violenza che sembra spalancare le fauci dell'Eternità; ma in un attimo il quadro terrificante si dissolve in .unatenerissima speranza di salvezza. Stessa vicenda nel «Confutatis maledictis»: ancora, nella veemenza del coro e nell'incitamento dei ritmi, masse che si urtano, precipitando nell'orrore e nello sgomento, e di nuovo la cappa si solleva nelle note smarrite di «Oro supplex»; un calando dove l'anima trova il suo angolo per mormorare la sua preghiera, lasciando dietro di sé come un senso d'incantesimo.
Risultati poetici ottenuti, oltre dalla bravura del coro istruito da Peter Dijkstra, per merito dei quattro solisti, la Harnisch già lodata, Sara Mingardo, Saimir Pirgu, Christof Fischesser: nessuno che «sforasse», come si dice in gergo, eppure capaci di mettere in evidenza qualunque sfumatura. Alla fine, si sa, Süssmayr riprende tale e quale la musica dell'inizio, e forse era difficile trovare un'altra soluzione. Come avrebbe finito Mozart, ne avesse avuto il tempo? Proprio ascoltando con quanta dolcezza Abbado toccasse la corda dell'umana consolazione, ci è venuta l'idea che forse avrebbe chiuso il suo Requiem in un tenue assopimento, lontano da fiamme rituali già conosciute da Bach in alcune Cantate, e dove l'avrebbero raggiunto Schubert, Schumann con il suo Requiem per Mignon e Brahms. Fantasticherie messe in moto da una esecuzione da ricordare e salutata da accoglienze trionfali.

Giorgio Pestelli

La Stampa, 30/04/2009, p. 48

leggi anche "punti di vista" (ancora sul Requiem)

sabato 2 maggio 2009

Seminario "metamorfosi del lumi"

La sede degli incontri è sempre a Palazzo Nuovo – 5° piano – Aula D alle ore 15
Ecco il calendario:

8 maggio – Marco Leo: Le Alpi nei libretti d’opera
– Marco Menin: La rappresentazione del paesaggio alpino da Rousseau tra estetica, morale e fisiologia.

12 giugno – Elisa Leonzio: Gartenkunst e Romantheorie nel tardo Settecento tedesco

venerdì 1 maggio 2009

In memoriam di Arrigo Quattrocchi

Pubblichiamo qui un estratto dell'articolo di Stefano Catucci apparso su Il Manifesto un articolo sulla recente scomparsa del critico musicale Arrigo Quattrocchi:

Una sola volta, anni fa, Arrigo Quattrocchi mi confessò quanto la sua visione del futuro fosse condizionata da un'aspettativa di vita limitata. La malattia che lo avrebbe costretto su una sedia a rotelle gli impediva di immaginare progetti a lunga scadenza, il problema essendo semmai come vivere senza limitarsi semplicemente a sopravvivere, trovando nel presente la consistenza che gli era impedito di proiettare nel tempo. Come sempre ne parlava in modo asciutto, costringendo il suo interlocutore a misurarsi con l'oggettività. Per le emozioni, le passioni, c'erano altri momenti e altri campi. C'era la musica, naturalmente, e c'erano gli amici, moltissimi. Verso la musica e l'amicizia manifestava la stessa generosità, poiché se il tempo dato aveva l'evanescenza del presente, bisognava concederglisi senza riserve, investendovi energie che apparivano talvolta sovrumane. La tecnologia era per lui un'opportunità di autonomia ma anche di impegno sociale. Sapeva che farne uso gli era prezioso, ma faceva in modo che le prove di forza quotidiane contro le angherie imposte ai disabili nel nostro paese acquistassero un rilievo pubblico, fossero non l'espressione di un caso singolo, ma di una vita esemplare, quella di un apripista per i diritti altrui.

Non era incline ai compromessi, né di fronte alla violazione di un diritto né di fronte alla musica. Bisognerebbe rileggere le sue recensioni per capire cos'è una critica musicale moderna, analitica e costruttiva: pochi e sobri gli aggettivi, cronaca ridotta al minimo, giudizi rivolti al merito del fatto musicale ed espressi con nettezza. La sua base era il rigore dell'informazione, la conoscenza diretta delle partiture, una memoria d'ascolto solidissima, la capacità di riconoscere sinteticamente il senso di un'interpretazione, di coglierla in relazione a una matrice culturale complessiva che non considera la musica un mondo separato. Di qui il fatto che scrivere di musica, per Arrigo Quattrocchi, aveva immediatamente un valore politico. Lavorare per «il manifesto» è stato per lui il modo migliore di mettere in evidenza questo legame. Non la politica dell'impegno o delle ideologie, ma la politica che riguarda il rapporto con la memoria e con il presente, il modo in cui anche l'esecuzione di un'opera di repertorio rivela un punto di vista sull'attualità. Giuseppe Sinopoli, al quale è stato legato da una breve ma intensissima amicizia, aveva voluto conoscerlo dopo avere constatato che era l'unico critico italiano da cui un artista avesse qualcosa da imparare. Altri non sanno ancora quanto la memoria del loro lavoro dovrà, in futuro, al modo in cui Arrigo ha saputo leggerlo.

Un tratto di leggerezza e di delicatezza gli era connaturato e si rivelava anche nei gusti musicali, che privilegiavano sopra ogni cosa il canto e il senso del gioco. Preferiva Händel a Bach, nella musica del quale diceva con sarcasmo di sentire lo stesso «puzzo d'organo e d'incenso» che lo teneva a distanza anche da Bruckner. Ha vissuto con entusiasmo l'epoca della  Rossini Renaissance, impegnandosi in studi molto minuziosi da cui sono nati saggi di precisione pari alla loro densità. Il tutto senza presunzione professorale, senza fare distinzione fra l'impegno profuso negli scritti d'accademia, nella preparazione di edizioni critiche e nei suoi molti testi di carattere divulgativo, dai programmi di sala di quasi tutti i maggiori teatri e festival italiani a un libro come La musica in cento parole (Carocci, 2003). La parola «divulgazione» suona in realtà stonata: Arrigo non ha mai amato «la concezione gerarchica e forse anche paternalistica» di quella forma di trasmissione del sapere che si muove dall'alto verso il basso, «dal sapiente all'ignaro», come scrive in Di una e molte divulgazioni, in  Parlare di musica (a cura di Susanna Pasticci, Meltemi 2007).
E tuttavia il bisogno della divulgazione, in un paese che relega la musica in un ruolo assai marginale, gli appariva così urgente da coinvolgerlo in un progetto sperimentale all'Auditorium di Roma da cui è nato un testo del tutto antiaccademico, Viaggio nella musica (Musica per Roma 2006).
Rivolgendosi a un pubblico di adolescenti, esclude subito un orientamento nozionistico e parte dall'analisi di una canzone di Sanremo per tessere un filo che riporti il presente alle più antiche questioni della forma e del rapporto fra testo e musica. Arrigo Quattrocchi rivendicava la cura della lingua come «elemento centrale» del compito divulgativo, ma sulla qualità del lavoro non faceva distinzioni: nell'edizione critica della Jérusalem di Verdi, da lui realizzata nel 1999, o in un programma di sala come quello che nei primi anni '90 dedicò alla cantata Giovanna d'Arco di Rossini, c'è la stessa esigenza di esattezza che permea il piccolo, prezioso lessico della Musica in cento parole.

Luca Ieracitano e Carlotta Conrado domenica al Circolo degli Ufficiali

Sono giovani, anzi, giovanissimi i due interpreti che animano l’ultimo concerto organizzato dalle associazioni femminili torinesi e dal Circolo degli Ufficiali di presidio: la grande sala di corso Vinzaglio 6 (a Torino) accoglie infatti alle 16 di domenica 3 il pianista Luca Ieracitano, che nella seconda parte del programma si affianca alla violinista Carlotta Conrado. Entrambi di scuola torinese - Ieracitano ha studiato con Maria Chianale e Carla Papini, perfezionandosi in seguito con insegnanti del calibro di Maria Tipo e Andrea Lucchesini grazie al sostegno dell'associazione De Sono; la Conrado, borsista De Sono anche lei, si è invece diplomata con Massimo Marin - hanno vinto una grande quantità di premi e hanno già avuto l’occasione di esibirsi per alcune delle massime associazioni concertistiche italiane. Per l’esibizione torinese, dopo lo Chopin proposto dal pianista nella prima parte, hanno scelto un classico della cameristica novecentesca come la Sonata per violino e pianoforte op. 80 di Sergej Prokofiev.

Fonte: Torinosette, Alfredo Ferrero, p. 23
 
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