Pettini e spazzole meticolosamente ordinati, eleganti pigiami di seta verde, impeccabili scarpe di vernice... All’apice del successo, Maurice Ravel saturava la sua vita quotidiana di articoli ricercati, la cui presenza era indispensabile per la propria tranquillità. Le sue manie d’eleganza lo accompagnavano nelle tournée, sui treni, in camera da letto, rendendolo un uomo capriccioso e impaziente, di aspetto mondano ma con una personalità introversa e distaccata. Accanto agli oggetti alla moda, la casa del compositore era popolata di giocattoli a orologeria. Ravel, figlio di un inventore di motori e macchinari, amava i congegni meccanici e le catene di montaggio al punto di riversare questa passione nelle sue composizioni.
La ricostruzione degli ultimi dieci anni di vita di questo musicista minuzioso e affascinante è al centro dell’ultimo romanzo di Jean Echenoz. Si tratta di una biografia immaginaria ma possibile, creata a partire da uno studio attento della vita del compositore e del suo mondo. Il lettore non troverà acute osservazioni musicali, ma una finzione raffinata. Si percepisce un grande rispetto verso la figura del musicista: benché alcuni episodi siano falsati o inventati, tutte le parole che il protagonista pronuncia sono state effettivamente proferite da Ravel.
L’autore segue a distanza ravvicinata i movimenti del personaggio, senza mai inserirsi in modo indiscreto nella sua intimità. La narrazione penetra con riserbo nelle sue notti insonni, nelle sue ore tormentate dalla noia, nelle sue piccole ossessioni, senza mai riportare pensieri o sentimenti. Con stile scrupoloso e imperturbabile si contrappongono le smanie di precisione del protagonista al suo progressivo declino mentale. Le disattenzioni si moltiplicano e il personaggio vive una sorta di sdoppiamento: il congegno prodigioso s’inceppa, gli ingranaggi saltano l’uno dopo l’altro. “Vittima di quel destino e suo spettatore attento, sepolto vivo in un corpo che non risponde più alla sua intelligenza, vede tutto distintamente e contempla l’estraneo che vive in sé”.
La ricostruzione degli ultimi dieci anni di vita di questo musicista minuzioso e affascinante è al centro dell’ultimo romanzo di Jean Echenoz. Si tratta di una biografia immaginaria ma possibile, creata a partire da uno studio attento della vita del compositore e del suo mondo. Il lettore non troverà acute osservazioni musicali, ma una finzione raffinata. Si percepisce un grande rispetto verso la figura del musicista: benché alcuni episodi siano falsati o inventati, tutte le parole che il protagonista pronuncia sono state effettivamente proferite da Ravel.
L’autore segue a distanza ravvicinata i movimenti del personaggio, senza mai inserirsi in modo indiscreto nella sua intimità. La narrazione penetra con riserbo nelle sue notti insonni, nelle sue ore tormentate dalla noia, nelle sue piccole ossessioni, senza mai riportare pensieri o sentimenti. Con stile scrupoloso e imperturbabile si contrappongono le smanie di precisione del protagonista al suo progressivo declino mentale. Le disattenzioni si moltiplicano e il personaggio vive una sorta di sdoppiamento: il congegno prodigioso s’inceppa, gli ingranaggi saltano l’uno dopo l’altro. “Vittima di quel destino e suo spettatore attento, sepolto vivo in un corpo che non risponde più alla sua intelligenza, vede tutto distintamente e contempla l’estraneo che vive in sé”.
L.P.
Jean Echenoz, Ravel. Un romanzo, trad. ita. G. Pinotti, Adelphi, 2007, pp. 116, Euro 14.
L'Indice dei libri del mese, Maggio 2009.
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