giovedì 30 luglio 2009

In viaggio con Ravel

Agosto, periodo di partenze. Giornalisti con poca immaginazione propongono sulla stampa e in televisione lunghi coloriti servizi intitolati "Esodo estivo". Anno dopo anno le stesse immagini: lunghe file nelle autostrade, interviste al casello, valigie accatastate negli aeroporti, volti sorridenti prima di salire in nave, volti stanchi appena scesi dal treno... Un sottotema tipico è il pranzo da viaggio: "Signora, lei cosa porta per il pranzo al sacco?" "Bambini, vi piace mangiare in treno?" "Signore, anche quest'anno sua moglie ha preparato le uova sode?".
In generale le borse frigo riservano poche sorprese: panini, banane...
Il giorno della partenza, cosa avrà contenuto il portavivande di un uomo originale e raffinato come Maurice Ravel? C'è lo svela una testimonianza di Jane Bathori, geniale interprete delle sue mélodies:

"Andando a Londra per suonare e cantare, eravamo al meno in sei e volevamo fare un piccolo pranzo in treno. Siccome i vagoni ristorante non esistevano, ciascuno avrebbe portato la sua parte. Ravel arriva a ultimo momento con dei pompelmi, i quali erano una rarità allora, pensando di farci un piacere nuovo e apprezzabile; piacere che abbiamo dovuto rimandare all'arrivo non avendo alcun recipiente o coltello!
Questo modo di agire era in lui del tutto naturale, nessun desiderio di distinguersi o di sembrare originale; le sue idee musicali erano della stessa natura e venivano al suo cervello con uno stile che gli era del tutto originale".

Buon viaggio a tutti!

martedì 28 luglio 2009

Pessime notizie dal mondo dello spettacolo (II)

È stato approvato oggi alla Camera il decreto legge anticrisi, con 285 voti favorevoli e 250 contrari. Il testo, che verrà discusso al Senato nei prossimi giorni per un'approvazione rapida e che contiene un radicale taglio al Fondo Unico per lo Spettacolo, è stato al centro nei giorni scorsi di un'ampia mobilitazione bipartisan di lavoratori di teatro, cinema e musica.

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Poco prima dei tagli al Fus giungeva un'altra triste notizia, evidenziata da Manuela Rosa, dal tanto decantato G8 a l'Aquila; notizia a cui i media non hanno dato peso.

sabato 25 luglio 2009

Le vie dell'amicizia (Muti a Sarajevo) in tv

Appena conclusasi la 72° edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino con il grandioso e commosso Requiem di Verdi nel Giardino di Boboli, che ha visto sul podio il Direttore Principale del Maggio Zubin Mehta, domenica 12 luglio l'orchestra del Maggio è stata diretta da Riccardo Muti al Ravenna Festival e la sera successiva a Sarajevo.

Il concerto andrà in onda su Rai Uno il 30 luglio in seconda serata (secondo il palinsesto 23.35/01.25). Muti è tornato a Sarajevo a distanza di un decennio dall’avvìo de “Le Vie dell’Amicizia”, i viaggi in musica di testimonianza nelle città ferite.

Leggi la recensione su archivio.lastampa.it

venerdì 24 luglio 2009

La musica boccia la scuola

Da circa mezzo secolo, poco alla volta, la Storia della musica è penetrata in tutte le Facoltà umanistiche dell'Università italiana; oggi è insegnata secondo le indispensabili limitazioni cronologiche e settoriali, e attraverso corsi, seminari, esercitazioni, tesi di laurea e di dottorato ha raggiunto l'articolazione e la dignità intellettuale delle consorelle discipline letterarie e artistiche; non pochi musicologi italiani insegnano oggi in illustri università straniere e i corsi tenuti a suo tempo, per citarne alcuni, da Nino Pirrotta, Fedele d'Amico, Massimo Mila, Mario Bortolotto, Luigi Rognoni, Francesco Degrada, Lorenzo Bianconi sono diventati libri che hanno circolato ben oltre i soli addetti ai lavori, creando un livello di cultura diffusa in campo musicale impensabile nel pubblico italiano prima del 1960.

Stando così le cose, verrebbe da supporre che la Storia della musica dovesse penetrare e integrarsi nella riforma dei Licei presentata con encomiabile solerzia dal ministro Gelmini al Consiglio dei ministri il 12 giugno scorso; invece, nulla di tutto questo, anzi. La creazione di un «Liceo musicale e coreutico» sembra aver giustificato la scomparsa della musica da tutti gli altri Licei, secondo uno specialismo (copiato dalla scuola americana in quello che ha di più triviale e arretrato) che vuol dire perpetuare l'attuale ignoranza musicale nelle future classi dirigenti del nostro paese; nemmeno nei Licei artistici, in connessione con l'insegnamento di Scenografia, si sentirà mai parlare di una Storia del melodramma. Ma anche i giovani che s'iscriveranno al Liceo musicale, di Storia della musica, che dovrebbe essere la base della loro educazione, ne avranno ben poca: due ore settimanali nei primi due anni e solo un'ora negli ultimi tre, ossia proprio nella fascia d'età più adatta a collegare i suoi contenuti con quelli delle discipline storiche, filosofiche e linguistiche; è quasi incredibile che la Storia della musica nell'indirizzo musicale del nuovo Liceo totalizzi un numero di ore inferiore alla Storia dell'arte, e che sia del tutto assente nell'indirizzo coreutico.

Evidentemente al Ministero penseranno che quella disciplina sia un insegnamento nozionistico di dati ordine cronologico (anche se un po' di nozionismo non farebbe male: vedi la gaffe recente del tema proposto all'esame di maturita' dove una Sonata di Beethoven è stata attribuita a Haydn), mentre è una storia di fatti espressivi inseparabili dall'evoluzione dell'individuo e della società cui appartiene, quindi un insegnamento formativo al massimo grado. Tanto più colpisce questa depressione dell'approccio storico quando si leggono i così detti «profili in uscita» elaborati dal Ministero: il giovane che esce dal «Liceo musicale e coreutico» dovrebbe «essere in grado di conoscere i repertori significativi del patrimonio musicale e coreutico nazionale e internazionale», «conoscere e analizzare le principali tecniche della scrittura musicale», «conoscere i diversi elementi di stile della coreografia attraverso le varie epoche»; ma si può immaginare tutto ciò, anche la sola nozione di «repertorio» o di «stili differenti», senza un maturato contatto con la storia?

E' davvero auspicabile che venga dato ascolto al movimento che si sta organizzando presso insegnanti di Storia e Pedagogia musicale per chiedere al Ministero di modificare questo quadro desolante.

Giorgio Pestelli

12 Luglio 2009, La Stampa, p.27

Tratto da archivio.lastampa.it

In aggiunta a questo illuminante articolo, per promuovere una diffusa, stabile ed organica presenza della musica e di tutte le arti performative nella scuola e, in particolare nei futuri licei, il Forum per l'educazione musicale ha lanciato un appello da firmare online.
Purtroppo come si legge in alcune bozze dei futuri quadri orari dei licei, la musica brilla per assenza nella quasi totalità degli indirizzi di studio.

L'appello è sul sito di Musica Domani

mercoledì 22 luglio 2009

Chi ha paura di applaudire?

A riconferma del fatto che l'articolo di Emanuel Ax sul Boston Globe non cessa di far discutere (i Musicanti ne hanno parlato qui e anche qui) o forse a dimostrazione che i giornali continuano a stare sulla notizia finché funziona, ecco che oggi a firma di Matteo Persivale, sul Corriere è rispuntato l'argomento degli applausi nella musica classica...

Quella paura di applaudire i grandi della musica classica

Io e Annie, film da Oscar di Woody Allen, avrebbe dovuto inizialmente essere intitolato Anhedonia: dal greco, l'afflizione psicologica che impedisce di provare piacere per le cose belle. Fortunatamente Allen cambiò idea, optando per il titolo diventato subito famoso nel mondo. Ma a soffrire di anhedonia, secondo il direttore d'orchestra americano John Axelrod, direttore musicale della Orchestre National des Pays de la Loire, ex direttore dell' Opera di Lucerna, ex bambino prodigio del piano e allievo prediletto di Leonard Bernstein (ha diretto alla Scala il Candide), è la nostra cultura musicale - o almeno parte di essa. Diffidente verso i grandi, almeno finché sono viventi. Forse, semplicemente, timorosa di applaudire. Come all'opera, dove battere le mani dopo un'aria è visto da alcuni come un crimine (nelle opere «a numeri», cioè con arie che si alternano a recitativi secchi, era invece la prassi). Il direttore Esa-Pekka Salonen ha spiegato che le sinfonie di Mozart erano ai quei tempi «un'esperienza viscerale», in sale piccole, paragonando lo choc provocato dalla sinfonia «Haffner» all'effetto che oggi ci fanno i Metallica.

Continua su archiviostorico.corriere.it

Ma lo choc suscitato dai Metallica è davvero paragonabile - mutatis mutandis - a quello provocato da Mozart?

domenica 19 luglio 2009

Anna Bon, Sei Sonate da camera per flauto e basso continuo

Ensemble Oberon
TACTUS TC 745201 / DDD / 70:05

L'oscurità che avvolge la figura di Anna Bon rappresenta l'immeritato frutto del carattere lacunoso e frammentario delle notizie, colte perlopiù di riflesso e per deduzione, inerenti la vicenda biografica della musicista, così da renderne la ricostruzione oltremodo ardua; come, pure, della quantità esigua delle sue composizioni. Il catalogo di quelle a stampa s'esaurisce in tre numeri d'opera: due raccolte di sonate, una di divertimenti, comprendenti sei brani ciascuna. A esse si aggiungono un'aria per soprano e archi e un Offertorio a quattro voci e strumenti, di recente acquisizione.
Se si considera che la nascita di Anna è collocabile nel 1739 o, più probabilmente, nel 1740, e che la pubblicazione d'esordio avviene nel 1756, la maturità delle sonate per flauto e continuo nelle quali essa consiste appare a maggior ragione significativa. Esse costituiscono il programma proposto, in quest'incisione, dall'Ensemble Oberon, che alla flautista Silvia Moroni vede affiancarsi per la realizzazione del basso continuo Miranda Aureli al cembalo e, in una vasta varietà di combinazioni, Claudia Poz al violoncello, Fabio Accurso alla tiorba, Salvatore Ruocco all'arciliuto e alla chitarra. Gli strumenti impiegati sono riproduzioni di esemplari d'epoca.
L'interpretazione rende piena giustizia alla commistione dello stile «sensibile» di Carl Philipp Emanuel Bach e di quello veneziano, nella cui sintesi risiede la cifra fondamentale dell'estetica raffinata della compositrice. Il tratto sfaccettato dei profili, scanditi, spezzati in una molteplicità di segmenti, trova riscontro sul piano esecutivo nella giustapposizione di sfumature, colori, soluzioni timbriche, più o meno accentuata; sulla quale, tuttavia, prevale sempre il senso di coesione conferito dal raccogliersi e risolversi del materiale melodico in frasi di grande ampiezza, informate da una spiccata propensione alla cantabilità. Sempre in ragione di quest'ultima, nelle riprese si ricorre a un'ornamentazione sobria, così da preservare la natura schietta - benché invero già di per sé argutamente fiorita - dell'invenzione.

Luca Rossetto Casel

Liberamente tratto da Rivista Musica: clicca qui per abbonarti!

sabato 18 luglio 2009

Borse di studio Istituto Italiano per gli Studi Storici

L’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato nel 1946 da Benedetto Croce, accanto alla sua monumentale biblioteca nella storica sede di palazzo Filomarino, si propone di avviare i giovani, come si legge nella premessa allo Statuto, «all'approfondimento della storia nei suoi rapporti con le scienze filosofiche della logica, dell'etica, del diritto, dell'economia e della politica, della religione e delle arti, le quali sole definiscono e dimostrano quegli umani ideali e fini e valori, dei quali lo storico è chiamato a intendere e narrare la storia».

Per rispondere ai suoi scopi statutari, nel campo della formazione e della ricerca umanistica, l'Istituto mette a concorso borse di studio per giovani laureati italiani e stranieri; organizza per i borsisti e per il pubblico esterno, corsi settimanali, seminari, conferenze, incontri e dibattiti; cura la pubblicazione di sei collane editoriali e degli “Annali”, distribuiti dalla casa editrice Il Mulino.
Anche quest'anno l'Istituto Italiano per gli Studi Storici, bandisce il concorso a 15 borse di studio annuali per laureati e dottori di ricerca, italiani e stranieri, in discipline storiche, filosofiche e letterarie, per l'anno accademico 2009/2010.

Scadenza 2 ottobre 2009. Qui il bando www.iiss.it

lunedì 13 luglio 2009

Amadeus, the star of rococo

Nella tv dei ragazzi di Rai Tre va in onda il cartone animato tedesco "Il piccolo Mozart" (titolo originale "Little Amadeus"). Il cartone fu creato nel 2006 nel contesto dei festeggiamenti per il 250° anniversario della nascita del compositore austriaco: è stato tradotto in diverse lingue (inglese, spagnolo, italiano...) ed è trasmesso quotidianamente in vari paesi.
"Little Amadeus" (qui la sigla originale) è stato concepito per un pubblico che va dai 3 ai 7 anni: la grafica infatti è molto essenzialeGiustifica(poco attrattiva e se confrontata ad altri cartoni sembra un po' datata). Ogni puntata racconta un'avventura che vede come protagonisti il giovanissimo Amadeus, la sorella Nannerl e il cane Pumperl. Il cattivo della situazione è un uomo di origine italiana: Devilius; Devilius ha un nipote sempliciotto, Mario, e un antipatico topo che parla, Monti (Pumperl invece abbaia). Amadeus e amici si trovano ogni volta in grossi guai: è sempre la musica a tirarli fuori dai pasticci. Il giovane musicista è un ragazzo sveglio, intelligente, generoso, divertente, amichevole, rispettoso dei genitori, ecc. ecc. ecc. e soprattutto virtuoso di ogni strumento: dalla spinetta ai calici pieni d'acqua.
Nel corso di ogni puntata brevi passi delle composizioni di Mozart vengono proposti per avvicinare i bambini alla musica classica e per incoraggiarli a imparare a suonare uno strumento. Il cartone sembra voler dimostrare che chi ascolta o suona musica classica non deve per forza essere una persona noiosa; il piccolo Amadeus, infatti, è sempre di buon umore e molto atletico.
"Little Amadeus" non è solamente un cartone ma anche un sito web dedicato sia ai piccoli sia ai loro insegnanti o genitori. In queste pagine i bambini possono conoscere la vita del piccolo Mozart, le caratteristiche dell'orchestra e degli strumenti musicali, organizzare un canone (Bona Nox), fare quiz, scrivere una mail allo staff di "Little Amadeus" oppure allo stesso Amadeus!
Amadeus risponderà con prontezza a tutte le vostre domande.

mercoledì 8 luglio 2009

Strumenti musicali come patrimonio storico, congresso dell'International Council of Museums

Dal 6 al 9 settembre si terrà a Firenze il 50° congresso annuale del Comitato Internazionale dei Musei e Collezioni di Strumenti Musicali dell'International Council of Museums sul tema "Strumenti musicali come patrimonio storico: situazione e conservazione".

Il convegno, cui parteciperanno circa 150 delegati dai principali musei di tutto il mondo, è organizzato congiuntamente dal Dipartimento di Scienze delle Arti e dello Spettacolo dell'Università di Firenze, dal Dipartimento degli Strumenti Musicali della Galleria dell'Accademia di Firenze e dal Museo degli strumenti musicali dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.

martedì 7 luglio 2009

Mostra virtuale su Ernesto De Martino

E' online la mostra virtuale "Tra ragione e passione" che racconta della storica spedizione "per lo studio della vita culturale del mondo popolare lucano" iniziata nel 1952 dal famoso etnomusicologo Ernesto De Martino.
La mostra è stata realizzata grazie all'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (ICSBA), all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ed è stata curata da Rudi Assuntino e Grazia Tuzi.

lunedì 6 luglio 2009

Writings by Glenn Gould

Quando Glenn Gould smise di fare il pianista si dedicò a quella che - secondo la sua stessa provocatoria affermazione - era la sua attività preferita: scrivere.

Se avete visto i "32 piccoli film su Glenn Gould", il film di François Girard del 1993, ricorderete l'intervista Glenn Gould parla con Glenn Gould di Glenn Gould (si vede cliccando qui) il cui passo più sagace era questo:

g.g.: Well, Mr. Gould, I don't want to go back on my word. I realize that your participation in this interview was never contractually confirmed, but it was sealed with a handshake.

G.G.: Figuratively speaking, of course.

g.g.: Of course, and I had rather assumed that we'd spend the bulk of this interview on musically related matters.

G.G.: Well, do you think it's essential? I mean, my personal philosophy of interviewing -- and I've done quite a bit of it on the air, as you perhaps know -- is that the most illuminating disclosures derive from areas only indirectly related to the interviewee's line of work.

g.g.: For example?

G.G.: Well, for example, in the course of preparing radio documentaries, I've interviewed a theologian about technology, a surveyor about William James, an economist about pacifism and a housewife about acquisitiveness in the art market.

g.g.: But surely you've also interviewed musicians about music?

G.G.: Well, yes, I have, on occasion, in order to help put them at ease in front of the mike. But it's been far more instructive to talk with Pablo Casals, for example, about the concept of the Zeitgeist, which, of course, is not unrelated to music --

g.g.: Yes, I was just going to venture that comment.

G.G.: Or to Leopold Stokowski about the prospect for interplanetary travel, which is -- I think you'll agree, and Stanley Kubrick notwithstanding -- a bit of a digression.

E se avete letto il libro di Michael Schneider, Glenn Gould, piano solo (Einaudi 1991) ricorderete forse che viene citato l'Advice to a Graduation.

Confluiti nel 1984 in The Glenn Gould Reader, a cura di Tim Page, questi scritti sono ora disponibili nella versione originale sul sito collectionscanada.gc.ca

Read in English here (la traduzione in "inglese maccheronico" è fatta dal traduttore automatico di google; thanks to The Glenn Gould Foundation and Aristote).

B.S.

sabato 4 luglio 2009

Guido Salvetti, Le sonate per pianoforte e violoncello di Brahms

Segnaliamo la premessa del libro:
Le sonate per pianoforte e violoncello di Johannes Brahms. Contesto, testo, interpretazione. Lim 2005, pp. 150

Frequentare assiduamente non sempre significa conoscere; quasi mai capire. Avviene con le persone. Può accadere anche per opere d'arte che ci sono care. Le due Sonate per violoncello e pianoforte di Brahms accompagnano la vita artistica di ogni violoncellista e di ogni pianista, e sono – o dovrebbero essere – patrimonio comune di chiunque ami la musica: eppure abbisognano, io credo, di particolari cure affinché la ricchezza dei loro contenuti non vada perduta con l'abitudine dell'esecuzione o dell'ascolto.
Le parole non possono sostituire neppure in piccola parte l'esperienza musicale. Ma possono ravvivarla e, nei casi migliori, esaltarla. Possono tentare di riportarci alla sorpresa con cui, la prima volta, i primi esecutori e i primi ascoltatori delle musiche di Brahms sentirono di inoltrarsi per nuove vie. Fu questa la prima impressione che ne ebbe Robert Schumann, forse proprio perché quel giovane non temeva di scrivere ancora Sonate e Lieder, rigenerandoli. Persino Richard Wagner rimase colpito da quello che di nuovo si poteva ancora fare con le antiche forme. Le parole possono quindi orientarci nel fitto intreccio dell'antico e del nuovo, della citazione e dell'illuminazione geniale; del semplice e del complesso.
Le parole possono condurci all'interno di forme così levigate, amabili, appassionanti: e farci scoprire che quelle superfici poggiano su impalcature solidamente costruite, che nulla lasciano al caso. In queste due Sonate l'arte di Brahms raggiunge infatti lo scopo di “nascondere se stessa”. Ma è pur sempre fonte d'emozione ripercorrere, anche se per sommi capi, il cammino con cui si è giunti a questo risultato.
Le parole possono avere, anche, una funzione destrutturante. Soprattutto nei confronti delle certezze. Se l'esperienza musicale è, come deve essere, un'esperienza viva, non può vivere di feticci immobili: si devono creare le condizioni affinché ciò che abbiamo sempre considerato sotto una certa luce, e a cui abbiamo attribuito sempre un solo significato, ci appaia come problematico; come bisognoso di nuove luci e di nuovi significati.


Continua su: sidm.it

mercoledì 1 luglio 2009

Cattive notizie dal mondo dello spettacolo

Le associazioni che riuniscono i produttori e gli esercenti di spettacolo (Agis, Anica, 100Autori) hanno emesso un duro comunicato di protesta contro la mancata approvazione di qualsiasi provvedimento anticrisi da parte del Governo Berlusconi e del suo Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, che è ora uno dei 3 coordinatori del neonato partito di maggioranza PdL (nella foto): "Il Consiglio dei Ministri si è rifiutato di adottare il decreto di parziale reintegro del pesante taglio al Fondo unico dello spettacolo (FUS), che avrebbe consentito una sopravvivenza minima delle attività culturali (teatro, cinema, danza, opera, musica, circhi e spettacoli viaggianti), pur restando l'investimento pubblico complessivo dell'Italia il più basso fra quelli dei Paesi sviluppati. Dall'inizio dell'anno sono stati adottati diversi provvedimenti a sostegno delle imprese in molti settori ma nessuno nello spettacolo, ignorandone non solo il ruolo di innovazione e creazione, cruciale in una società avanzata, ma persino il fondamentale rilievo in termini imprenditoriali e sopratutto occupazionali, mettendo in ginocchio migliaia di imprese e a repentaglio il futuro di 200.000 lavoratori del settore. Di fronte a tale prova di ostentato disinteresse per la cultura e smentendo gli stessi membri del Governo, che delle politiche culturali sono i responsabili, di fronte alla perdita della credibilità da parte degli interlocutori istituzionali, il mondo delle attività culturali condurrà una campagna di denuncia e di mobilitazione per far conoscere la grave situazione e far valere le sue istanze".
 
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