A riconferma del fatto che l'articolo di Emanuel Ax sul Boston Globe non cessa di far discutere (i Musicanti ne hanno parlato qui e anche qui) o forse a dimostrazione che i giornali continuano a stare sulla notizia finché funziona, ecco che oggi a firma di Matteo Persivale, sul Corriere è rispuntato l'argomento degli applausi nella musica classica...
Quella paura di applaudire i grandi della musica classica
Io e Annie, film da Oscar di Woody Allen, avrebbe dovuto inizialmente essere intitolato Anhedonia: dal greco, l'afflizione psicologica che impedisce di provare piacere per le cose belle. Fortunatamente Allen cambiò idea, optando per il titolo diventato subito famoso nel mondo. Ma a soffrire di anhedonia, secondo il direttore d'orchestra americano John Axelrod, direttore musicale della Orchestre National des Pays de la Loire, ex direttore dell' Opera di Lucerna, ex bambino prodigio del piano e allievo prediletto di Leonard Bernstein (ha diretto alla Scala il Candide), è la nostra cultura musicale - o almeno parte di essa. Diffidente verso i grandi, almeno finché sono viventi. Forse, semplicemente, timorosa di applaudire. Come all'opera, dove battere le mani dopo un'aria è visto da alcuni come un crimine (nelle opere «a numeri», cioè con arie che si alternano a recitativi secchi, era invece la prassi). Il direttore Esa-Pekka Salonen ha spiegato che le sinfonie di Mozart erano ai quei tempi «un'esperienza viscerale», in sale piccole, paragonando lo choc provocato dalla sinfonia «Haffner» all'effetto che oggi ci fanno i Metallica.
Continua su archiviostorico.corriere.it
Ma lo choc suscitato dai Metallica è davvero paragonabile - mutatis mutandis - a quello provocato da Mozart?
Quella paura di applaudire i grandi della musica classica
Io e Annie, film da Oscar di Woody Allen, avrebbe dovuto inizialmente essere intitolato Anhedonia: dal greco, l'afflizione psicologica che impedisce di provare piacere per le cose belle. Fortunatamente Allen cambiò idea, optando per il titolo diventato subito famoso nel mondo. Ma a soffrire di anhedonia, secondo il direttore d'orchestra americano John Axelrod, direttore musicale della Orchestre National des Pays de la Loire, ex direttore dell' Opera di Lucerna, ex bambino prodigio del piano e allievo prediletto di Leonard Bernstein (ha diretto alla Scala il Candide), è la nostra cultura musicale - o almeno parte di essa. Diffidente verso i grandi, almeno finché sono viventi. Forse, semplicemente, timorosa di applaudire. Come all'opera, dove battere le mani dopo un'aria è visto da alcuni come un crimine (nelle opere «a numeri», cioè con arie che si alternano a recitativi secchi, era invece la prassi). Il direttore Esa-Pekka Salonen ha spiegato che le sinfonie di Mozart erano ai quei tempi «un'esperienza viscerale», in sale piccole, paragonando lo choc provocato dalla sinfonia «Haffner» all'effetto che oggi ci fanno i Metallica.
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Ma lo choc suscitato dai Metallica è davvero paragonabile - mutatis mutandis - a quello provocato da Mozart?
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