Durante una delle Prove aperte dell’Orchestra Rai c’è stato il simpatico intervento del primo violoncello dell’orchestra, il M° Massimo Macrì, che ha "raccontato" il suo strumento agli studenti invitati a una delle prove del concerto (chiuse al "normale" pubblico) che si svolgono la mattina.
In modo molto informale ha detto loro, senza tanti giri di parole, qualcosa che forse non si aspettavano: fatevi sentire, applaudite, mostrate il vostro assenso o dissenso! Noi musicisti abbiamo bisogno di “sentire” che ci siete in sala, che ci state seguendo, che fate il tifo per noi, che vi piace (o non vi piace) quello che ascoltate.
Mi è tornato in mente quando ho letto sul Corriere la dichiarazione di Jarrett, che chiama in causa (anche) un articolo di cui abbiamo scritto su questo blog:
«Il mio pubblico ideale è 'succoso'. Ha ragione Emmanuel Ax, altro grande pianista classico, quando dice che il pubblico della classica è troppo silenzioso. Sono più ordinati, ma non migliori del pubblico jazz. Non ho un pubblico ideale, ma in Giappone c’è rispetto e partecipazione sincera. Tre mesi fa a New York, alla Carnegie Hall, silenzio totale nei pianissimo, fruscii e colpi di tosse e altri 'segni di vita' quando le dinamiche diventavano più intense, era come respirare all’unisono».
Invece alla fine della prova aperta riservata alle scuole selezionate (c’era in programma la Suite provençale di Milhaud, il Concierto in modo galante per violoncello e orchestra di Rodrigo, e la “Pastorale” di Beethoven), dopo che il M° Macrì ha rotto il ghiaccio, un pubblico forse un po’ meno intimorito è scoppiato in un applauso caloroso come non avevo mai sentito prima. Mi piace condividere qui la gioia esplosiva di quei ragazzi.
Benedetta Saglietti
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