sabato 4 luglio 2009

Guido Salvetti, Le sonate per pianoforte e violoncello di Brahms

Segnaliamo la premessa del libro:
Le sonate per pianoforte e violoncello di Johannes Brahms. Contesto, testo, interpretazione. Lim 2005, pp. 150

Frequentare assiduamente non sempre significa conoscere; quasi mai capire. Avviene con le persone. Può accadere anche per opere d'arte che ci sono care. Le due Sonate per violoncello e pianoforte di Brahms accompagnano la vita artistica di ogni violoncellista e di ogni pianista, e sono – o dovrebbero essere – patrimonio comune di chiunque ami la musica: eppure abbisognano, io credo, di particolari cure affinché la ricchezza dei loro contenuti non vada perduta con l'abitudine dell'esecuzione o dell'ascolto.
Le parole non possono sostituire neppure in piccola parte l'esperienza musicale. Ma possono ravvivarla e, nei casi migliori, esaltarla. Possono tentare di riportarci alla sorpresa con cui, la prima volta, i primi esecutori e i primi ascoltatori delle musiche di Brahms sentirono di inoltrarsi per nuove vie. Fu questa la prima impressione che ne ebbe Robert Schumann, forse proprio perché quel giovane non temeva di scrivere ancora Sonate e Lieder, rigenerandoli. Persino Richard Wagner rimase colpito da quello che di nuovo si poteva ancora fare con le antiche forme. Le parole possono quindi orientarci nel fitto intreccio dell'antico e del nuovo, della citazione e dell'illuminazione geniale; del semplice e del complesso.
Le parole possono condurci all'interno di forme così levigate, amabili, appassionanti: e farci scoprire che quelle superfici poggiano su impalcature solidamente costruite, che nulla lasciano al caso. In queste due Sonate l'arte di Brahms raggiunge infatti lo scopo di “nascondere se stessa”. Ma è pur sempre fonte d'emozione ripercorrere, anche se per sommi capi, il cammino con cui si è giunti a questo risultato.
Le parole possono avere, anche, una funzione destrutturante. Soprattutto nei confronti delle certezze. Se l'esperienza musicale è, come deve essere, un'esperienza viva, non può vivere di feticci immobili: si devono creare le condizioni affinché ciò che abbiamo sempre considerato sotto una certa luce, e a cui abbiamo attribuito sempre un solo significato, ci appaia come problematico; come bisognoso di nuove luci e di nuovi significati.


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