Ensemble Oberon
TACTUS TC 745201 / DDD / 70:05
L'oscurità che avvolge la figura di Anna Bon rappresenta l'immeritato frutto del carattere lacunoso e frammentario delle notizie, colte perlopiù di riflesso e per deduzione, inerenti la vicenda biografica della musicista, così da renderne la ricostruzione oltremodo ardua; come, pure, della quantità esigua delle sue composizioni. Il catalogo di quelle a stampa s'esaurisce in tre numeri d'opera: due raccolte di sonate, una di divertimenti, comprendenti sei brani ciascuna. A esse si aggiungono un'aria per soprano e archi e un Offertorio a quattro voci e strumenti, di recente acquisizione.
Se si considera che la nascita di Anna è collocabile nel 1739 o, più probabilmente, nel 1740, e che la pubblicazione d'esordio avviene nel 1756, la maturità delle sonate per flauto e continuo nelle quali essa consiste appare a maggior ragione significativa. Esse costituiscono il programma proposto, in quest'incisione, dall'Ensemble Oberon, che alla flautista Silvia Moroni vede affiancarsi per la realizzazione del basso continuo Miranda Aureli al cembalo e, in una vasta varietà di combinazioni, Claudia Poz al violoncello, Fabio Accurso alla tiorba, Salvatore Ruocco all'arciliuto e alla chitarra. Gli strumenti impiegati sono riproduzioni di esemplari d'epoca.
L'interpretazione rende piena giustizia alla commistione dello stile «sensibile» di Carl Philipp Emanuel Bach e di quello veneziano, nella cui sintesi risiede la cifra fondamentale dell'estetica raffinata della compositrice. Il tratto sfaccettato dei profili, scanditi, spezzati in una molteplicità di segmenti, trova riscontro sul piano esecutivo nella giustapposizione di sfumature, colori, soluzioni timbriche, più o meno accentuata; sulla quale, tuttavia, prevale sempre il senso di coesione conferito dal raccogliersi e risolversi del materiale melodico in frasi di grande ampiezza, informate da una spiccata propensione alla cantabilità. Sempre in ragione di quest'ultima, nelle riprese si ricorre a un'ornamentazione sobria, così da preservare la natura schietta - benché invero già di per sé argutamente fiorita - dell'invenzione.
TACTUS TC 745201 / DDD / 70:05
L'oscurità che avvolge la figura di Anna Bon rappresenta l'immeritato frutto del carattere lacunoso e frammentario delle notizie, colte perlopiù di riflesso e per deduzione, inerenti la vicenda biografica della musicista, così da renderne la ricostruzione oltremodo ardua; come, pure, della quantità esigua delle sue composizioni. Il catalogo di quelle a stampa s'esaurisce in tre numeri d'opera: due raccolte di sonate, una di divertimenti, comprendenti sei brani ciascuna. A esse si aggiungono un'aria per soprano e archi e un Offertorio a quattro voci e strumenti, di recente acquisizione.
Se si considera che la nascita di Anna è collocabile nel 1739 o, più probabilmente, nel 1740, e che la pubblicazione d'esordio avviene nel 1756, la maturità delle sonate per flauto e continuo nelle quali essa consiste appare a maggior ragione significativa. Esse costituiscono il programma proposto, in quest'incisione, dall'Ensemble Oberon, che alla flautista Silvia Moroni vede affiancarsi per la realizzazione del basso continuo Miranda Aureli al cembalo e, in una vasta varietà di combinazioni, Claudia Poz al violoncello, Fabio Accurso alla tiorba, Salvatore Ruocco all'arciliuto e alla chitarra. Gli strumenti impiegati sono riproduzioni di esemplari d'epoca.
L'interpretazione rende piena giustizia alla commistione dello stile «sensibile» di Carl Philipp Emanuel Bach e di quello veneziano, nella cui sintesi risiede la cifra fondamentale dell'estetica raffinata della compositrice. Il tratto sfaccettato dei profili, scanditi, spezzati in una molteplicità di segmenti, trova riscontro sul piano esecutivo nella giustapposizione di sfumature, colori, soluzioni timbriche, più o meno accentuata; sulla quale, tuttavia, prevale sempre il senso di coesione conferito dal raccogliersi e risolversi del materiale melodico in frasi di grande ampiezza, informate da una spiccata propensione alla cantabilità. Sempre in ragione di quest'ultima, nelle riprese si ricorre a un'ornamentazione sobria, così da preservare la natura schietta - benché invero già di per sé argutamente fiorita - dell'invenzione.
Luca Rossetto Casel
Liberamente tratto da Rivista Musica: clicca qui per abbonarti!
Nessun commento:
Posta un commento