Dev'essere stato uno spettacolo coi fiocchi, l'8 aprile 1708 quando, nel Palazzo Bonelli, fu allestito per la prima volta il grande Oratorio per la Risurrezione di Nostro Signor Gesù Cristo di un Haendel poco più che ventenne ma giàvezzeggiato da tutto il mondo romano; padrone di casa, il marchese Francesco Maria Ruspoli, che non aveva badato a spese per affidare la sua orchestra alle cure di Arcangelo Gorelli (Haendel sedeva al cembalo) e radunare cinque cantanti di cartello, fra cui una stella di prima grandezza come il soprano Margherita Durastanti.
Per festeggiare i 300 anni dal viaggio in Italia di "monsù Endel", come lo chiamavano allora, i concerti di Santa Cecilia hanno invitato Fabio Bonizzoni alla testa del suo gruppo La risonanza, un organismo impeccabile nella fedeltà stilistica quanto efficace nel rinnovare i fasti dell'Arcadia con intensa partecipazione. Anche senza il coro, Handel è sempre un formidabile oratore: la sua ventina di arie, più due duetti collegati da recitativi, trascorrono tutta la gamma delle espressioni, dalla devota contrizione alla gioia splendente. Bravi i solisti vocali, Maria Grazia Schiavo, Ga- briella Martellacci, Makoto Sakurada, Sergio Foresti, e bravissima Gabriele Hierdeis che se l'è dovuta vedere con le arie scritte per la Durastanti, fra cui due vertici: "Ferma l'ali", scortata dal "mesto pianto" di due flauti, e "Ho un non so che nel cor", che Handel trapiantò poi nella sua Agrippina.
Roma, Parco della Musica
Per festeggiare i 300 anni dal viaggio in Italia di "monsù Endel", come lo chiamavano allora, i concerti di Santa Cecilia hanno invitato Fabio Bonizzoni alla testa del suo gruppo La risonanza, un organismo impeccabile nella fedeltà stilistica quanto efficace nel rinnovare i fasti dell'Arcadia con intensa partecipazione. Anche senza il coro, Handel è sempre un formidabile oratore: la sua ventina di arie, più due duetti collegati da recitativi, trascorrono tutta la gamma delle espressioni, dalla devota contrizione alla gioia splendente. Bravi i solisti vocali, Maria Grazia Schiavo, Ga- briella Martellacci, Makoto Sakurada, Sergio Foresti, e bravissima Gabriele Hierdeis che se l'è dovuta vedere con le arie scritte per la Durastanti, fra cui due vertici: "Ferma l'ali", scortata dal "mesto pianto" di due flauti, e "Ho un non so che nel cor", che Handel trapiantò poi nella sua Agrippina.
Roma, Parco della Musica
Giorgio Pestelli
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