Interrogarsi sulle parole che siamo soliti impiegare non è solo una questione di proprietà linguistica; serve anche a mettere in discussione concetti e idee di cui potrebbero non essere chiare le concrete implicazioni. In un contesto informale, il Professor Lorenzo Bianconi ha puntualizzato l'uso del termine "repertorio". Vi proponiamo un estratto della sua e-mail.
repertorio musicale
"La parola 'repertorio' porta con sé, indelebile, il marchio della propria radice etimologica, 'reperire'. Questa etimologia implica l'azione del 'cercare per trovare'. Posso dunque dire 'il repertorio di Maurizio Pollini' (= i brani che in quanto esecutore egli 'possiede'), 'il repertorio di barzellette di Umberto Eco' (dal quale egli di volta in volta reperisce quella che fa al caso), 'il repertorio dello Squarcialupi' (= i brani che si possono cercare e trovare in quel codice); e beninteso posso usare 'repertorio' nella sua accezione originaria di 'registro', 'inventario' (vale per esempio per il RISM).
Ma i generi musicali, e in generale i fenomeni della storia della musica, NON costituiscono dei repertori, nel senso che NON sono stati concepiti e non si sono sedimentati perché un giorno un musicologo o un direttore artistico o un docente li 'reperisse'. La parola 'repertorio', usata impropriamente per designare degli insiemi di opere, pone in primo piano l'azione dell'osservatore, ne accentua il ruolo decisionale; nel contempo e di riflesso svaluta gravemente la realtà storica: la quale risponde alla propria logica, e alla logica dei propri attori, NON alla logica di chi ne è l''utente'.
Il malcostume involontario e inconsapevole di quest'uso linguistico è particolarmente vistoso e dannoso in campo pedagogico-didattico: lì è invalso l'uso aberrante di dire 'repertorio colto', 'repertorio etnico', 'repertorio pop', 'repertorio gregoriano', ecc. ecc. Come se la musica (LE musiche) si definisse(ro) dal punto di vista degli utenti!
Esorto tutti voi a deporre quest'uso sciatto e piatto del termine 'repertorio', e a farlo sapere in giro: dall'impiego appropriato delle parole dipende l'igiene del nostro pensiero di studiosi, di storici, di docenti, e dunque dell'ambiente intellettuale in cui si situano i nostri discorsi."
Per approfondire l'argomento potere consultare altri interventi del Prof. Bianconi: La musica al plurale (una versione riveduta è in Musica, ricerca e didattica. Profili culturali e competenza musicale, a cura di A. Nuzzaci e G. Pagannone, Lecce, PensaMultimedia, 2008) e La didattica della Storia della musica.
Ma i generi musicali, e in generale i fenomeni della storia della musica, NON costituiscono dei repertori, nel senso che NON sono stati concepiti e non si sono sedimentati perché un giorno un musicologo o un direttore artistico o un docente li 'reperisse'. La parola 'repertorio', usata impropriamente per designare degli insiemi di opere, pone in primo piano l'azione dell'osservatore, ne accentua il ruolo decisionale; nel contempo e di riflesso svaluta gravemente la realtà storica: la quale risponde alla propria logica, e alla logica dei propri attori, NON alla logica di chi ne è l''utente'.
Il malcostume involontario e inconsapevole di quest'uso linguistico è particolarmente vistoso e dannoso in campo pedagogico-didattico: lì è invalso l'uso aberrante di dire 'repertorio colto', 'repertorio etnico', 'repertorio pop', 'repertorio gregoriano', ecc. ecc. Come se la musica (LE musiche) si definisse(ro) dal punto di vista degli utenti!
Esorto tutti voi a deporre quest'uso sciatto e piatto del termine 'repertorio', e a farlo sapere in giro: dall'impiego appropriato delle parole dipende l'igiene del nostro pensiero di studiosi, di storici, di docenti, e dunque dell'ambiente intellettuale in cui si situano i nostri discorsi."
Per approfondire l'argomento potere consultare altri interventi del Prof. Bianconi: La musica al plurale (una versione riveduta è in Musica, ricerca e didattica. Profili culturali e competenza musicale, a cura di A. Nuzzaci e G. Pagannone, Lecce, PensaMultimedia, 2008) e La didattica della Storia della musica.
L. P.
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