Il Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica si è posto come obiettivo l'insegnamento pratico della musica nelle scuole: l'idea è quella di insegnare ai ragazzi a cantare e a suonare. Nella pagina web del Comitato, all'interno del sito del Ministero della Pubblica Istruzione, è stato pubblicato un programma in cui si enunciano i principi guida del suo operato e progetti.
Nel corso dell'ultimo incontro di seminario abbiamo letto questo piano generale, firmato dall'on. Luigi Berlinguer, e abbiamo avviato una discussione sui possibili sviluppi. In particolari ci siamo soffermati sul seguente passo:
Nel corso dell'ultimo incontro di seminario abbiamo letto questo piano generale, firmato dall'on. Luigi Berlinguer, e abbiamo avviato una discussione sui possibili sviluppi. In particolari ci siamo soffermati sul seguente passo:
"Le "indicazioni curriculari" del primo ciclo hanno recepito l'ingresso della pratica musicale fra le altre discipline. Ma tutto ciò non basta. Ora il grande passo è: dare esecuzione a quelle indicazioni, introdurre la figura dell'insegnante musicista, convertire l'insegnamento solo musicologico in apprendimento pratico, definirne i contenuti ed i metodi. Un obiettivo ambiziosissimo, nuovo."
Il nostro collega, dottor Luca Rossetto Casel, ci invia la sua riflessione in merito:
"Per me, quella della lettura è un'esperienza che rientra a pieno diritto nell'estetica kantiana del sublime. La pagina scritta – così come, più in generale, ogni altra forma di fruizione artistica, ma, io credo, con dalla sua un'immediatezza derivata da una consuetudine antica – pone talvolta il suo lettore di fronte allo spalancarsi di immensità attraverso le quali questi si trova, di colpo, catapultato nelle profondità del proprio animo; a leggere dentro di sé. Scoprendo, per esempio, che lo sgomento che si fa strada tra i versi dolorosi del secondo libro dell'Eneide va oltre la commozione, per quanto viva e profonda, per quanto etimologicamente intesa; che quello con cui Lucy chiude To the Lighthouse è il proprio grido, poche storie; e, ancora, che in ultima analisi è stato un bel colpo di fortuna aver ascoltato quella conversazione dal barile delle mele.
Il nostro collega, dottor Luca Rossetto Casel, ci invia la sua riflessione in merito:
"Per me, quella della lettura è un'esperienza che rientra a pieno diritto nell'estetica kantiana del sublime. La pagina scritta – così come, più in generale, ogni altra forma di fruizione artistica, ma, io credo, con dalla sua un'immediatezza derivata da una consuetudine antica – pone talvolta il suo lettore di fronte allo spalancarsi di immensità attraverso le quali questi si trova, di colpo, catapultato nelle profondità del proprio animo; a leggere dentro di sé. Scoprendo, per esempio, che lo sgomento che si fa strada tra i versi dolorosi del secondo libro dell'Eneide va oltre la commozione, per quanto viva e profonda, per quanto etimologicamente intesa; che quello con cui Lucy chiude To the Lighthouse è il proprio grido, poche storie; e, ancora, che in ultima analisi è stato un bel colpo di fortuna aver ascoltato quella conversazione dal barile delle mele.
Già. Solo, a volte ci si scorda che – come insegna Arthur Machen nel suo bel The Great God Pan, l'incontro con il sublime non sia necessariamente piacevole. Perché l'Assoluto può dischiudersi in un baratro. A me lo ha ricordato, giovedì scorso, la lettura del manifesto programmatico (o come lo si voglia chiamare) del Comitato Nazionale per l'Apprendimento Pratico della Musica, a firma dell'onorevole Luigi Berlinguer.
Ed ecco, ancora una volta, la ben nota vertigine del sublime, il risvegliarsi di una sorgente segreta, lo sgorgare di sensazioni profonde. Non particolarmente appaganti, ma profonde. Troppo profonde per non condividerle, almeno in parte, nelle considerazioni che seguono.
- In primo luogo: quel "mission" – a me, almeno – fa paura. L'unica speranza, per quanto labile, è che voglia rappresentare un omaggio al recente genetliaco morriconiano; se poi costituisca effettivamente un omaggio è un altro discorso, ma... pazienza.
- Più seriamente. Direi che nella contrapposizione musicologia/pratica musicale si possa trovare un barlume di vero: se ci si riferisce alla situazione di quarant'anni fa. È infatti vero che, almeno per buona parte, la riflessione teorica dei progenitori nobili della categoria procedeva sostanzialmente senza effettivi contatti con la prassi, che lo studio si svolgeva perlopiù sulla partitura, senza tener conto più di tanto della messa in atto di quest'ultima. Ma, direi, si tratta di una concezione che costituisce solo una parte dell'attività critica e di ricerca odierna. Perché, allora?
- A me sembra che l'invito a una compenetrazione tra teoria e pratica, tanto cortesemente (?) e insistentemente rivolto, andrebbe rovesciato: perché sono dell'idea che sarebbe l'attività pratica ad aver bisogno - seriamente bisogno - di essere affiancata dalla riflessione teorica, aspetto che manca pressoché del tutto tanto nelle aule di scuola quanto in quelle dei Conservatori. E, sinceramente, non so in quale caso tale carenza sia più grave.
- Non posso esimermi dal rilevare – e ne approfitto per tirare le fila di questi miei spunti sparsi riportandoli nell'alveo della riflessione iniziale – come il comitato berlingueriano, sublime nel sublime, specchio che riflette uno specchio, mi riporti inevitabilmente alla memoria l'Azione Parallela di cacaniesca memoria.
Si sa se, per caso, sia disponibile un posto da segretario?".
Luca Rossetto Casel
Luca Rossetto Casel
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