Cosa ascolta un premio Nobel di letteratura quando scrive? Ecco il caso di Gabriel Garcia Marquez (tratto da Vivir para contarla, Mondadori, Barcelona, 2002, p. 493).
“Al giorno d’oggi ho ascoltato tanta musica quanta sono riuscito a procurarmene, soprattutto quella romantica da camera che considero l’apice delle arti. In Messico, mentre scrivevo Cent’anni di solitudine –tra il 1965 e il 1966-, avevo solo due dischi che si usurarono per averli ascoltati troppo: i Preludi di Debussy e Hard day’s night dei Beatles. Più tardi, quando finalmente a Barcellona ne ebbi quasi tanti quanti ne avevo sempre voluti, la classificazione alfabetica mi sembrò troppo banale, e optai per mia comodità l’ordine per strumenti: il violoncello, che è il mio favorito, da Vivaldi a Brahms; il violino, da Corelli a Schoenberg; il clavicembalo e il pianoforte, da Bach a Bartòk. Fino a scoprire il miracolo del fatto che tutto ciò che suona è musica, inclusi i piatti e le posate nel lavandino, purché compiano l’illusione di indicarci dove sta andando la vita.
1 commento:
Grande Màrquez: cercavo da tempo un punto di partenza per un corso su Haydn. Don Gabriel me l'ha fornito.
Alberto Rizzuti (fine dell'anonimato)
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