"Considero una cattiva abitudine annotare ogni singola idea musicale su quaderni".
Sbalorditiva, formidabile annotazione autografa di Ludwig van Beethoven per chi, come me, collaboratore del centro di ricerche beethoveniane sul Beethoven mai ascoltato "Unheardbeethoven", dedica la propria esistenza a ridare volto alla più immediata e profonda essenza stessa dell'ispirazione: l'abbozzo.
Attivo nel web dalla fine del 1997, creato dal musicologo statunitense Mark Zimmer e dal compositore olandese Albert Willem Holsbergen, il centro si ripropone di rendere accessibile tutta l'immensa produzione del Genio di Bonn rimasta incompiuta ed inedita sino ai giorni nostri. Le composizioni rese di pubblico dominio sono circa 350 [...].
Sbalorditiva, formidabile annotazione autografa di Ludwig van Beethoven per chi, come me, collaboratore del centro di ricerche beethoveniane sul Beethoven mai ascoltato "Unheardbeethoven", dedica la propria esistenza a ridare volto alla più immediata e profonda essenza stessa dell'ispirazione: l'abbozzo.
Attivo nel web dalla fine del 1997, creato dal musicologo statunitense Mark Zimmer e dal compositore olandese Albert Willem Holsbergen, il centro si ripropone di rendere accessibile tutta l'immensa produzione del Genio di Bonn rimasta incompiuta ed inedita sino ai giorni nostri. Le composizioni rese di pubblico dominio sono circa 350 [...].
La sordità, che cominciò a tormentarlo attorno al 1800 e finì per divenire progressivamente totale alla fine della sua vita, lo costrinse ad utilizzare quaderni di conversazione a partire dal 1819. Su questi quaderni i suoi interlocutori (ma sempre più spesso lui stesso) scrissero domande e risposte di una faticosa e dolorosissima conversazione. Inoltre, il fattore combinato fra la sordità e quella che il Maestro considerava "cattiva abitudine" farà affiancare a detti quaderni un numero sterminato di taccuini musicali, che lo accompagneranno dalla gioventù sino al letto di morte. Quella che per il compositore fu ineluttabile necessità diviene per noi inestimabile tesoro e mezzo straordinario di conoscenza del suo processo creativo.
Eccellenti ed illuminati mentori ci hanno preceduto in questa stimolante avventura: da Gustav Nottebohm (1817-1882) compositore e saggista tedesco, a Willy Hess (1906-1997) musicologo svizzero cui dobbiamo la monumentale edizione dei Supplemente zur Gesamtausgabe, a Giovanni Biamonti, il cui catalogo, edito dalla ILTE di Torino nel 1968 e dedicato a tutte le opere del Nostro, comprese le opere inedite e gli abbozzi non utilizzati, è tuttora insuperato e non solo nel nostro paese. Studiosi sommi, ineguagliati, che non possedettero lo straordinario mezzo di comunicazione che la tecnologia ci ha fornito, e che dona la possibilità agli studiosi, provenienti dalle più disparate parti del pianeta e di diversa formazione culturale, di potere confrontare in modo collegiale ed in tempo reale progetti intrapresi singolarmente.
Eccellenti ed illuminati mentori ci hanno preceduto in questa stimolante avventura: da Gustav Nottebohm (1817-1882) compositore e saggista tedesco, a Willy Hess (1906-1997) musicologo svizzero cui dobbiamo la monumentale edizione dei Supplemente zur Gesamtausgabe, a Giovanni Biamonti, il cui catalogo, edito dalla ILTE di Torino nel 1968 e dedicato a tutte le opere del Nostro, comprese le opere inedite e gli abbozzi non utilizzati, è tuttora insuperato e non solo nel nostro paese. Studiosi sommi, ineguagliati, che non possedettero lo straordinario mezzo di comunicazione che la tecnologia ci ha fornito, e che dona la possibilità agli studiosi, provenienti dalle più disparate parti del pianeta e di diversa formazione culturale, di potere confrontare in modo collegiale ed in tempo reale progetti intrapresi singolarmente.
In questi fecondi anni, il centro ha portato a compimento, dato alle stampe ed infine fatto eseguire alcune importanti ricostruzioni, tutte improntate al massimo rigore filologico. Come nelle opere che ebbero ventura di esser completate, così gli abbozzi spaziano in ogni ambito del genere musicale esplorato dal compositore: dall'orchestra, come l'Ouverture Macbeth, Biamonti 454, eseguita nel settembre 2001 dalla Washington Symphony Orchestra sotto la direzione del Maestro Leonard Slatkin, o il secondo movimento del Concerto per oboe ed orchestra, eseguito in prima mondiale nel novembre 2002 a Rennes, con direzione di Stefen Sanderling, al pianoforte, come la "Fantasia per pianoforte" Biamonti 213, eseguita per la prima volta a Torino nell'aprile 2006 dal Maestro Massimo Anfossi, nonché cameristica, come il Trio per pianoforte, violino e violoncello Hess 47 o il Trio in re maggiore Anhang 3, oggetto di quest'articolo, un piccolo gioiello.
Iniziato nel 2003, il sodalizio con il trio di musicisti genovesi del "Frank Bridge Trio" è stato foriero di reciproca soddisfazione e grazie all'interessamento dell'Associazione "Felice Romani", il violoncellista Giulio Glavina, il violinista Roberto Mazzola e la pianista Mariangela Marcone hanno potuto eseguire in esclusiva molta della musica cameristica inedita pubblicata dal Centro di Ricerche. In particolar modo spicca il Trio Anhang 3, il cui manoscritto è a Londra, al British Museum (Add. Mss. 31.748). Questo piccolo trio giovanile in due movimenti, probabilmente concepito alla fine del 1798 - inizio 1799 ha una storia di attribuzione assai controversa. Accorpato al catalogo di Mozart dopo una perizia nel 1910, col numero di catalogo Köchel Anhang 52a, senza che però fossero resi noti gli estremi di quest'attribuzione. Nel 1926 l'intero gruppo di manoscritti subì un'altra perizia da parte dei musicologi Theodor Wyzewa e George de Saint-Foix i quali lo attribuirono senz'altro a Beethoven, assieme ad altri quattro pezzi: il rondò per pianoforte Anhang 6, ed i tre pezzi per pianoforte a quattro mani Anhang 8. Venne infine inserito nel catalogo Kinsky-Halm nel 1956, ma come "Anhang" ovvero "appendice" assieme ad altre 17 opere dubbie. Alla metà degli anni 70 del secolo scorso fu condotto su questo gruppo di manoscritti un studio calligrafico e fu attribuita la scrittura a Caspar Carl Van Beethoven, fratello di Ludwig. Da questo studio emerse anche che il medesimo tipo di scrittura si poteva attribuire ai minuetti per orchestra WoO 12.
In effetti Caspar Carl collaborò saltuariamente col fratello proprio negli anni 1795 - 1805 per la stesura in bella copia di opere da pubblicarsi. Allo stato attuale dellericerche, non si può stabilire se questo trio sia una copia effettuata da Carl di un trio del fratello Ludwig oppure se sia un'opera originale; in questo caso ci troveremo davanti ad un compositore capace, se non altro, di rimanere al livello del Ludwig dei tempi di Bonn.
Depone a favore di Ludwig una questione di stile, una certa affinità formale ad altre opere coeve, come ad esempio il piccolo Trio WoO 38. Si può notare una certa ampiezza del costrutto sonoro, dove al dualismo tematico del primo tempo viene aggiunta un'idea accessoria, con un tipico incedere che diventerà prassi nelle opere immediatamente future, come ad esempio nel trittico di sonate per pianoforte che compongono l'opus 2.
Il primo movimento è un Allegro, forgiato su un arpeggio di gusto mozartiano. Questo è seguito da un umoristico Rondò-Allegretto, ricco di charme, divertimento e di chiassoso buon umore, punteggiato da una moltitudine di grandi pause.
Sfortunatamente al manoscritto del trio mancano due pagine, che corrispondono a 33 misure del primo movimento (da battuta da 63 a battuta 96). Perdita ancora più grave se si pensa che, basandoci sulla lunghezza relativa dei movimenti, ci si aspetta che sia andata perduta assieme a queste due pagine la ripetizione della prima sezione.
Nell'edizione incisa dall'etichetta discografica "Inedita" il trio è stato corredato delle trentatrè battute mancanti da Albert Willem Holbergen, compositore olandese che ha dedicato la sua stessa carriera alle ricostruzioni beethoveniane. La prima esecuzione pubblica del trio è avvenuta a Moneglia il 10 agosto 2005, eseguita dallo stesso "Frank Bridge Trio", e la presente incisione è il frutto di questa fruttuosa collaborazione. Le prospettive future non mancano; altre opere aspettano di essere analizzate con cura: la riscoperta non si fa senza la capacità di comprendere che la grandezza di un compositore si può capire solamente assimilando e rispettando deferenti la sua peculiare sensibilità, i suoi modi espressiviche concorrono a renderlo unico nella storia della Cultura e dell'Arte.
In effetti Caspar Carl collaborò saltuariamente col fratello proprio negli anni 1795 - 1805 per la stesura in bella copia di opere da pubblicarsi. Allo stato attuale dellericerche, non si può stabilire se questo trio sia una copia effettuata da Carl di un trio del fratello Ludwig oppure se sia un'opera originale; in questo caso ci troveremo davanti ad un compositore capace, se non altro, di rimanere al livello del Ludwig dei tempi di Bonn.
Depone a favore di Ludwig una questione di stile, una certa affinità formale ad altre opere coeve, come ad esempio il piccolo Trio WoO 38. Si può notare una certa ampiezza del costrutto sonoro, dove al dualismo tematico del primo tempo viene aggiunta un'idea accessoria, con un tipico incedere che diventerà prassi nelle opere immediatamente future, come ad esempio nel trittico di sonate per pianoforte che compongono l'opus 2.
Il primo movimento è un Allegro, forgiato su un arpeggio di gusto mozartiano. Questo è seguito da un umoristico Rondò-Allegretto, ricco di charme, divertimento e di chiassoso buon umore, punteggiato da una moltitudine di grandi pause.
Sfortunatamente al manoscritto del trio mancano due pagine, che corrispondono a 33 misure del primo movimento (da battuta da 63 a battuta 96). Perdita ancora più grave se si pensa che, basandoci sulla lunghezza relativa dei movimenti, ci si aspetta che sia andata perduta assieme a queste due pagine la ripetizione della prima sezione.
Nell'edizione incisa dall'etichetta discografica "Inedita" il trio è stato corredato delle trentatrè battute mancanti da Albert Willem Holbergen, compositore olandese che ha dedicato la sua stessa carriera alle ricostruzioni beethoveniane. La prima esecuzione pubblica del trio è avvenuta a Moneglia il 10 agosto 2005, eseguita dallo stesso "Frank Bridge Trio", e la presente incisione è il frutto di questa fruttuosa collaborazione. Le prospettive future non mancano; altre opere aspettano di essere analizzate con cura: la riscoperta non si fa senza la capacità di comprendere che la grandezza di un compositore si può capire solamente assimilando e rispettando deferenti la sua peculiare sensibilità, i suoi modi espressiviche concorrono a renderlo unico nella storia della Cultura e dell'Arte.
Nessun commento:
Posta un commento