Interrogarsi su cosa significasse per Richard Strauss la composizione di miti greci nelle sue opere tarde (Daphne, Die Liebe der Danae) vuol dire imbattersi in una concezione secondo cui la classicità viene intesa come parte viva e integrante della cultura del XX secolo. Questo tratto personale è stato spesso considerato come il sopravvivere di una tradizione passata; tuttavia non possiamo dimenticare che altri artisti nella prima metà del XX secolo, non solo musicisti, credevano in una via di sviluppo che combinava una classicità eternamente presente con la modernità. Questo emerge con evidenza da certa pittura degli Anni Venti e Trenta, ad esempio quella di Giorgio de Chirico, il quale sceglie di rappresentare elementi classici in un contesto moderno.
Sappiamo inoltre del forte interesse di Strauss per le arti figurative e per il loro valore di patrimonio della cultura umana. Per interpretare le ultime opere mitologiche di Strauss, dunque, è utile anche il rapporto con la pittura coeva nella quale, alla stessa maniera, convivono insieme elementi antichi e moderni. Ciò dimostra che la posizione di Strauss non era isolata e reazionaria, bensì una delle più importanti e autorevoli in seno a un'estetica che affermava l'eterna contemporaneità del mito.
Giangiorgio Satragni
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