Il 25 maggio scorso, il Teatro Colón di Buenos Aires festeggiò i suoi cento anni: costruito da Victor Meano e Francesco Tamburini, fu inaugurato nel 1908 con l’Aida di Verdi. Purtroppo, il giorno del suo anniversario, era ancora chiuso per restauri. Al momento della chiusura -settembre del 2006- le autorità annunciarono che il teatro avrebbe riaperto le sue porte per festeggiare il centenario; a dicembre del 2007 si mormorava che l’apertura sarebbe slittata di qualche mese, poi si parlò del 2009, del 2010... Adesso, senza troppe speranze, si prevede che gli amanti della musica dovranno aspettare fino al 2012 per assistere al tanto atteso avvenimento.
Per molti anni il mantenimento del teatro fu completamente trascurato: senza aver sofferto incendi o catastrofi di alcuna sorta, la sua struttura si trovava in uno stato deplorevole per l’inesorabile lavorio del tempo. Nel 2001 si decise di intervenire con un provvedimento di restauro a tutti i livelli: dai tessuti delle poltrone ai muri esterni, dagli stucchi ai montacarichi. Ma il 2001 fu un anno funesto per l’Argentina che subì una devastante crisi economica e politica; le emergenze si moltiplicarono e il teatro dovette aspettare.
In questi anni si succedettero presidenti e modelli economici; il teatro sempre attese pazientemente mentre i suoi ori si scrostavano e i suoi camerini si allagavano. I lavori di restauro iniziarono dopo innumerevoli studi (che, a quanto sembra, nessuno tenne in considerazione), finché a causa degli interventi il Colón cessò di funzionare.
Un giorno il Colón era uno dei teatri più importanti del mondo, oggi è abbandonato alla buona volontà dei governanti di turno, che troppo spesso non mantengono le loro promesse. Disgraziatamente la cultura non produce grandi profitti e i politici, assillati da richieste e promesse, non rischiano di investire i soldi pubblici in un’impresa che darà loro poco lustro e tanti debiti. Buenos Aires ormai è solo la capitale del tango; quanti turisti assistono a uno spettacolo di ballet o di opera? Ma forse il restauro non sarà invano: si dice infatti che i suoi saloni saranno usati per feste private.
L.P.
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