Liberamente tratto dalla Newsletter Leggìo (n.15),
EDT Musica
Superato un attimo di disorientamento lessicale (la parola, podcast, sembra suggerire un mondo vagamente disneyano, o meglio harrypotteriano; o potrebbe essere il misterioso, criptico nome di qualche strano essere con antennine in una qualche galattica science fiction); e bypassato anche l'ulteriore stupore per aver visto tale parola accostata ad un'altra che, anche, è da molti ritenuta di origine oscura e incerta (jazz), non mi resta che invitarvi ad entrare con me in questi Jazz Podcast, per darvi notizia di un itinerario d'ascolto che vi porterà sicuramente a scoperte sorprendenti e molto istruttive.
Si tratta di... come chiamarli?... racconti, narrazioni, trasmissioni on line, congegnate e presentate da Stefano Zenni. Trasmissioni che possono eventualmente essere scaricate per impinguare l'iPod. Per ascoltarle basta entrare nel sito dedicato di EDT e poi, cliccando, penetrare in questo affascinante, doppiamente misterioso ma interessantissimo territorio informatico. Dico subito che a me sembra un'iniziativa dalla forte valenza divulgativo-educativa e che m'ha reso felice incontrare nell'enorme oceano del web, e nell'altrettanto immenso deserto di informazione che caratterizza il jazz e tutta la musica non commerciale in Italia, qualcosa di finalmente originale, ben concepito e altrettanto ben realizzato. Trasmissioni on line, dicevamo. Ogni mese Stefano Zenni sceglie un argomento (un brano musicale legato ad uno specifico grande solista o qualche altro singolare aspetto di quello sterminato, affascinante universo che è la storia del jazz) e per circa mezz'ora ne parla, alternando le sue acute riflessioni con ascolti totali o parziali, in un procedere incalzante che m'ha fatto venire in mente - ricordate? - il protagonista di Blow Up di Antonioni, il quale, a forza di ingrandimenti, finisce per scoprire aspetti segreti e nascosti delle immagini da lui fotografate, aspetti invisibili ad una prima occhiata. Allo stesso modo Zenni, in un percorso sonoro e verbale che riesce a fondere il rigore musicologico con un'atmosfera da sceneggiato radiofonico, porta l'ascoltatore-internauta a vedere progressivamente con chiarezza il pensiero musicale che sta dietro a quel certo passaggio, a quell'improvvisazione, a quell'arrangiamento. Queste attraenti, stimolanti trasmissioni sono regolarmente presenti in rete da più di un anno ormai (mi scuso per il mio tenace insistere su questa caratterizzazione radiofonica forse non pertinente, ma prendete questo come un elogio implicito alla forte suggestione narrativa che l'ascolto m'ha suscitato...).
Comunque, dicevo, dopo i primi numeri sperimentali (ultimi tre mesi del 2006; da segnalare nell'ambito di queste puntate un paio di titoli gustosi come "Il teatro immaginario di Duke Ellington" o "Giuseppe Verdi's Blues") i Jazz Podcast sono diventati una produzione stabile di EDT.
L'idea, va ribadito, è magnifica e il suo conduttore abile e superpreparato. Per rendere forse ancora più "jazzistico" il tutto si potrebbe fare in modo che Zenni provasse a registrare alcuni dei Podcast con un interlocutore, dando vita a una sorta di dialogo improvvisato intorno all'argomento prescelto. Interlocutore che potrebbe essere un musicista, o un collega critico-musicologo dell'attuale conduttore o addirittura - perché no? - una persona scelta all'interno dell'immensa platea degli internauti. E, ancora, mi piacerebbe che a fi anco di Zenni ci fosse, qualche volta, un musicista che, oltre a dialogare con lui, desse vita a esecuzioni "live" dello stesso brano all'ordine del giorno: esecuzioni e/o improvvisazioni di oggi da affi ancare a quelle in scaletta per allargare lo spettro comparativo e analitico del discorso. Last but not least, penso sarebbe giusto ci fosse nel sito un Forum regolarmente aperto, con commenti, richieste e quant'altro.
Tutte queste sono possibili idee e non critiche naturalmente, stimolate dal fatto che una grande casa editrice e un grande esperto di jazz si sono mossi con ammirevoli intenzioni-intuizioni verso il pubblico. E allora è giusto, credo, che anche quest'ultimo possa muoversi verso il jazz, diventando sempre più parte informata e attiva della sua affascinante vicenda.
Enrico Pieranunzi
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