I Musicanti hanno affrontato più volte l'argomento della cattiva musica, sulla scorta di uno spunto offertoci da Proust (potete leggere quei post qui [1], [2] e infine [3]); il problema è quanto mai attuale, sia all'Università che fuori.
Per quel che ci riguarda non approviamo, ad esempio, la scelta dell'EDISU (l'ente per il diritto allo studio universitario) di tartassare gli studenti in mensa durante l'orario del pranzo con il fastidioso rumore di sottofondo di una radio, che sommata al vociare di chi banchetta, rende il livello dei decibel davvero insopportabile, soprattutto mentre si sta pranzando/cenando.
Era proprio necessaria questa novità?
Cambiando luogo, non cambiano i problemi...
Sarà anche questo un caso di cattiva musica?
di Giangiorgio Satragni
[...] GTT si prepara a lanciare l'intrattenimento audio e video sui mezzi pubblici e nel metrò quale tecnica per attrarre nuovi utenti e rendere più confortevole il viaggio. Eppure GTT non si rende conto di quello che fanno o possono fare molti passeggeri sui mezzi pubblici, in Italia ma ancor più all'estero specie in metropolitana: leggono e studiano. E per farlo sfruttano una condizione fondamentale: il silenzio.
Uno dei grandi vantaggi del mezzo pubblico è proprio utilizzare il tempo per le cose proprie, che sia per diletto o per lavoro. Se si viaggia sottoterra, o lì si aspetta un treno e non c'è alcun panorama da guardare, è naturale aprire un libro o un giornale. Provate a scendere nella «tube» a Londra, dove notoriamente si passa molto tempo: vedrete non talpe, ma divoratori di romanzi e appassionati lettori di giornali, studenti che ripassano la lezione o si preparano a un esame, uomini d'affari che riorganizzano la propria agenda palmare, documenti che escono da cartelle di lavoro. E lo stesso accade a Parigi, a New York, nella limpida Monaco di Baviera, ma anche a Milano e Roma, dove sei tempestato d'informazioni sulla banchina, ma dentro hai solo lo sferragliare del treno.
Certo vedrete, come ovunque, auricolari di iPod e lettori mp3, gente che viaggia ascoltando musica e magari guardando un video sul proprio telefono. Se vogliono farlo, facciano pure, è il loro modo di caricare energia e tirarsi su. Ma anche chi fa spaziare la mente con la lettura è libero di farlo, come è libero di studiare, di pensare, o di pregare come faceva un ebreo ortodosso incrociato nel metrò di Berlino.
Allora lasciate anche a Torino la libertà di utilizzare il tempo sul metrò come ognuno preferisce, perché l'utilizzo del mezzo pubblico non è perdita di tempo, ma rasserena chi sceglie di non guidare nel traffico. La società contemporanea ha il terrore del vuoto, e il silenzio è equiparato al vuoto: volerlo riempire a tutti i costi sembra escludere che un passeggero ragioni con la sua testa. Siamo proprio ridotti tutti cosi male? Invece degli schermi mettiamo libri sui sedili, impareremo qualcosa in più.
17-07-2008, La Stampa, p.53
Tratto da http://archivio.lastampa.it
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