Non
per mio piacere o per chissà quali misteriose ragioni, gli spettatori di solito
così immaginano a seconda che siano bene o mal disposti nei miei confronti, ma
per il pubblico stesso.
Noi
viviamo in un'epoca visiva, e niente è più funesto per la musica. L'agitarsi
delle dita, la mimica del volto (che non riflettono la musica ma il lavoro
sulla musica e non aiutano in niente a coglierla in pieno), gli sguardi
lanciati sulla sala e sugli spettatori sono tutte fonti di disturbo per la
concentrazione del pubblico, che sviano l'immaginazione e si frappongono tra
lui e la musica.
Con i
miei saluti più cordiali e con la speranza che l'oscurità favorisca il
raccoglimento e non la sonnolenza!
Sviatoslav
Richter
Programma di sala scritto per l'Unione Musicale di Torino, in occasione del concerto beethoveniano che si tenne mercoledì 5 ottobre 1994 all'Auditorium del Lingotto.
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