Prima è arrivato un invito per 150 lettori de La Stampa.
Poi la rivolta. Michela Tamburrino scrive stamane, sempre su La Stampa (p. 38):
"La protesta è tutta dell’etere. Lì nasce e lì prospera. Potere dei blogghisti [sic!] che contestano pesantemente Giovanni Allevi e la Rai responsabile, a loro dire, di aver dato guazza all’aria gonfiata."
Che succede? La Rai ha invitato a dirigere l'inno nazionale Giovanni Allevi che ha raccontato, con la solita retorica, il backstage della serata che si è svolta al Teatro Gobetti di Torino il 31 gennaio 2011 in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Tamburrino fa riferimento anche della petizione del M° Gian Luigi Zampieri, che ha raccolto in un giorno circa 600 adesioni, a cui ha aderito anche Ivan Fedele.
E' una mezza vittoria, poichè Allevi non sarà certo un novello Riccardo Muti, ma almeno non ha stravolto (questo il timore di Zampieri, si vociferava infatti di una versione "alleviana", mentre nell'interpretazione, tutto sommato piuttosto tradizionale, si aveva la sensazione che l'orchestra andasse avanti benissimo da sola senza troppo badare al riccioluto direttore in jeans, che fa tanto giovane, oppure tanto "orchestra in sciopero", dipende dai punti di vista) l'inno nazionale, come ha fatto anche notare Giorgio Pestelli.
Poi la rivolta. Michela Tamburrino scrive stamane, sempre su La Stampa (p. 38):
"La protesta è tutta dell’etere. Lì nasce e lì prospera. Potere dei blogghisti [sic!] che contestano pesantemente Giovanni Allevi e la Rai responsabile, a loro dire, di aver dato guazza all’aria gonfiata."
Che succede? La Rai ha invitato a dirigere l'inno nazionale Giovanni Allevi che ha raccontato, con la solita retorica, il backstage della serata che si è svolta al Teatro Gobetti di Torino il 31 gennaio 2011 in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Tamburrino fa riferimento anche della petizione del M° Gian Luigi Zampieri, che ha raccolto in un giorno circa 600 adesioni, a cui ha aderito anche Ivan Fedele.
E' una mezza vittoria, poichè Allevi non sarà certo un novello Riccardo Muti, ma almeno non ha stravolto (questo il timore di Zampieri, si vociferava infatti di una versione "alleviana", mentre nell'interpretazione, tutto sommato piuttosto tradizionale, si aveva la sensazione che l'orchestra andasse avanti benissimo da sola senza troppo badare al riccioluto direttore in jeans, che fa tanto giovane, oppure tanto "orchestra in sciopero", dipende dai punti di vista) l'inno nazionale, come ha fatto anche notare Giorgio Pestelli.
E poi, ci siamo anche noi. "Anche Massimiliano Génot, pianista e docente al Conservatorio di Torino è entrato in rete con la sua protesta attraverso il blog dei giovedì Musicali dell’Università di Torino: «Basta con la cialtroneria italiana giustificata e santificata dal successo di pubblico. C’è un’Italia musicale onesta, coscienziosa»". rivolta dei blog contro Allevi
Aggiornamento: lettere al Direttore La Stampa, 2 febbraio 2011
Qui la sintesi
La puntata precedente: quando Allevi era stato invitato al Senato, due riflessioni [1] e [2]
Infine: un distillato (anche) dell'Allevi-pensiero di Alessandro Trocino
Infine: un distillato (anche) dell'Allevi-pensiero di Alessandro Trocino
1 commento:
http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/386972/
Gentile Dr. Tamburrino,
ho letto con piacere il Suo articolo nel quale ha preso in esame le varie rivolte intellettuali mirate a destituire di fondamento artistico la presenza di Allevi per le celebrazioni dell'unità d'Italia in quella trasmissione modesta e storicamente manchevole cui abbiamo assistito in streaming ieri sera sul web della RAI.
Venendo a ciò che più mi riguarda da vicino, considerata la petizione da me avviata seppur in maniera utopistica (50000 firme a volte non si raggiungono nemmeno per un referendum) e forse solo più provocatoria, laddove Lei ipotizza un mio errore di valutazione riguardo al percepimento dei diritti SIAE da parte di Allevi ci tengo a sottolinarLe che, a fronte di un'opera di pubblico dominio la SIAE riconosce una quota in ventiquattresimi (x/24) a chi depositi a corollario dell'opera anche solo minime annotazioni di revisione (diteggiature, correzioni, fraseggi, etc.).
Foss'anche che Allevi non abbia apposto alcuna di queste accortezze (peraltro inutili, gli Inni di trascrivono, non si revisionano) sarebbe simpatico che la RAI, ente di Stato, rendesse noto il cachet del sedicente artista ed il costo per aver coinvolto la massima Orchestra Sinfonica del Paese per questo teatrino di marionette del tutto demagogico e - sotto il profilo storico ed artistico - del tutto manchevole e discutibile.
Allevi non sarebbe nemmeno un Pianista, figuriamoci se possiamo considerarlo Direttore d'Orchestra.
Queste sono due tra le tante figure artistiche che richiedono anni ed anni di studio, di abnegazione e rinuncia.
Allevi è posturalmente scorretto, musicalmente vacuo e costituisce un falso modello per gli studenti dei nostri Cosnervatori oltre che per il pubblico di semplici appassionati.
E' da anni che assistiamo ad un ipotizzabile progetto sotterraneo mirato ad abbassare lo standard "organolettico" (sic!) della Cultura musicale italiana partendo da Bocelli finendo ad Allevi e questo tende a calmierare lo standard facendo assurgere a modelli personaggi di statura mediocre ma che assecondano operazioni di marketing che fruttano molto danaro, spesso pubblico.
Una volta i modelli erano Mario Del Monaco, Arturo Toscanini o FRANCO FERRARA (il mio Maestro), Arturo Benedetti Michelangeli, personaggi che hanno fatto la Storia dell'esecuzione (Del Monaco e Ferrara firmarono una versione leggendaria dell'Inno di Mameli: http://www.youtube.com/watch?v=tuMeL_zyL_0).
Oggi abbiamo dei fantocci guidati da agenzie, direzioni artistiche compiacenti e colluse, tutti convergenti sull'appiattire il palato del pubblico e sul fare cassetta.
Mi scuso per la prolissa precisazione ma ci tenevo innanzitutto a ringraziarLa per l'interesse dimostrato nel Suo articolo e poi ad informarLa, qualora non lo fosse, su certi piccoli ma non irrisori dettagli.
Con i miei più distinti ossequi,
Gian Luigi Zampieri
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