L’Unione Musicale ha fatto partire nel migliore dei modi l’«Atelier Brahms» organizzato al Teatro Vittoria, esaurito anche grazie alla formula accattivante che somma presentazione, aperitivo e concerto. Si tratta di un ciclo dentro un altro ciclo, l'«Atelier Giovani», questo specificamente destinato alle classi scolastiche, mentre l’«Atelier Brahms», un viaggio dentro l'ottocentesca musica da camera di Johannes Brahms, è aperto a tutti, ma inteso sempre quale avvicinamento alla musica classica.
La presentazione è affidata al musicologo Alberto Bosco che dialoga in modo spigliato con gli artisti di turno, facendo loro esemplificare i passi fondamentali dei pezzi che questi andranno a eseguire nel concerto, dopo aver lasciato rifocillare il pubblico al buffet. Protagonista dell’inaugurazione (e del prossimo appuntamento, il 26 ottobre) il Trio Debussy.
Al Vittoria, con temperatura sahariana, Antonio Valentino al pianoforte, Piergiorgio Rosso al violino e Francesca Gosio al violoncello si sono tuffati con la nota passione e sicurezza tecnica dentro il «Trio op. 87» di Brahms, illuminandone sia le melodie più amabili sia i momenti più appassionati, che spesso coincidono con quelli di maggiormente densi. Quanto a densità di scrittura non scherza affatto il «Sestetto op. 36», nel quale c’è sovrapposta una quantità di spunti che un musicista meno complesso di Brahms avrebbe riversato in più brani.
Per l'occasione si sono aggiunti al Debussy alcuni amici, fra cui Simone Briatore, già prima viola all'Orchestra Rai, ora in forze nel medesimo ruolo a Roma a Santa Cecilia. Tutti hanno riversato nella musica il proprio entusiasmo, a costo di un numero non indifferente d’imprecisioni: ma il visibile piacere di suonare insieme, ascoltandosi l'un l’altro, è la prova di cosa voglia dire far davvero musica da camera.
Al Vittoria, con temperatura sahariana, Antonio Valentino al pianoforte, Piergiorgio Rosso al violino e Francesca Gosio al violoncello si sono tuffati con la nota passione e sicurezza tecnica dentro il «Trio op. 87» di Brahms, illuminandone sia le melodie più amabili sia i momenti più appassionati, che spesso coincidono con quelli di maggiormente densi. Quanto a densità di scrittura non scherza affatto il «Sestetto op. 36», nel quale c’è sovrapposta una quantità di spunti che un musicista meno complesso di Brahms avrebbe riversato in più brani.
Per l'occasione si sono aggiunti al Debussy alcuni amici, fra cui Simone Briatore, già prima viola all'Orchestra Rai, ora in forze nel medesimo ruolo a Roma a Santa Cecilia. Tutti hanno riversato nella musica il proprio entusiasmo, a costo di un numero non indifferente d’imprecisioni: ma il visibile piacere di suonare insieme, ascoltandosi l'un l’altro, è la prova di cosa voglia dire far davvero musica da camera.
Giangiorgio Satragni, La Stampa, Torino, p. 77, 15 Ottobre
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