Per la serie di incontri "Un mercoledì da lettori": 23 giugno h. 18 FNAC via Roma 56 - Torino
Non da molto è diventato legittimo considerare importanti «i versi e l’irresistibile risonanza mentale delle musiche che hanno accompagnato la storia e il costume dell’Italia contemporanea» (Edmondo Berselli). E anche riconoscere che «una nazione è fatta dai ritornelli che sceglie di canticchiare all’infinito» (Tiziano Scarpa). Ma davvero i testi delle canzoni sono lo specchio della nostra società? E la lingua in cui sono scritti può essere considerata “un italiano vero”?
Ne discutono, a partire dal libro di Giuseppe Antonelli, “Ma cosa vuoi che sia una canzone” (Il Mulino), due cantautori, un musicologo, una critica musicale e l’autore: Fausto Amodei, Giuseppe Antonelli, Giorgio Conte, Franco Fabbri, Marinella Venegoni.
Sono solo canzonette?
Non da molto è diventato legittimo considerare importanti «i versi e l’irresistibile risonanza mentale delle musiche che hanno accompagnato la storia e il costume dell’Italia contemporanea» (Edmondo Berselli). E anche riconoscere che «una nazione è fatta dai ritornelli che sceglie di canticchiare all’infinito» (Tiziano Scarpa). Ma davvero i testi delle canzoni sono lo specchio della nostra società? E la lingua in cui sono scritti può essere considerata “un italiano vero”?
Ne discutono, a partire dal libro di Giuseppe Antonelli, “Ma cosa vuoi che sia una canzone” (Il Mulino), due cantautori, un musicologo, una critica musicale e l’autore: Fausto Amodei, Giuseppe Antonelli, Giorgio Conte, Franco Fabbri, Marinella Venegoni.
Una riflessione sul filo del Festival di Sanremo e delle hit parade: da Volare alla Paranza: cinquant’anni d'Italia italiano e italiani cantati. Perché quelle delle canzoni sono parole speciali: parole che restano nel cuore della gente.
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