Cilindro o vinile? Una volta c'erano solo due supporti per ascoltare musica registrata, tuttavia le discussioni sul mezzo più fedele erano accese quanto oggi tra i sostenitori dei vari Cd, DVD, Double Disc, ecc.
Il più versatile disco in vinile vinse la scommessa e ancora oggi circola tra gli appassionati. La vita del cilindro fonografico, invece, fu breve: iniziò i suoi giri attorno al 1888 e li concluse verso il 1929. All'inizio i solchi della registrazione del suono venivano fatti su cera: i suoni registrati potevano essere ascoltati poche decine di volte; in compenso i cilindri potevano essere riutilizzati (appianando i solchi) oppure usati per registrazioni casalinghe (all'epoca gli apparati di riproduzione dei cilindri consentivano anche la registrazione). In seguito furono realizzati in una plastica dura che aumentava incredibilmente il numero delle riproduzioni e migliorava la fedeltà della registrazione: verso il 1906 i cilindri erano molto più resistenti e molto più fedeli dei dischi in vinile. I cilindri tuttavia avevano tanti problemi: le registrazioni non potevano durare più di 4 minuti (all'inizio 2), erano difficili da immagazzinare data la forma ed erano cari. Presto la tecnologia rese la qualità dei dischi pari a quella dei cilindri, e dopo il 1915 la produzione cominciò a calare.
I suoni registrati in questi curiosi aggeggi sono leggermente metallici, per questo motivo all'epoca i detrattori dei cilindri dicevano che erano lattine di musica. Nel 2002 nell'Università di Santa Barbara in California si è dato avvio a un progetto di registrazione dei suoni immagazzinati nei cilindri per renderli pubblici e preservarli nel tempo. Questi echi metallici e sonnacchiosi di tempi ormai passati possono essere ascoltati on line sul sito della Cylinder Preservation and Digitization Project , per scoprire così le voci di bambini e casalinghe di inizio secolo, registrazioni di famosi tenori oppure canzoni alla moda cantate dagli idoli delle bisnonne.
Il più versatile disco in vinile vinse la scommessa e ancora oggi circola tra gli appassionati. La vita del cilindro fonografico, invece, fu breve: iniziò i suoi giri attorno al 1888 e li concluse verso il 1929. All'inizio i solchi della registrazione del suono venivano fatti su cera: i suoni registrati potevano essere ascoltati poche decine di volte; in compenso i cilindri potevano essere riutilizzati (appianando i solchi) oppure usati per registrazioni casalinghe (all'epoca gli apparati di riproduzione dei cilindri consentivano anche la registrazione). In seguito furono realizzati in una plastica dura che aumentava incredibilmente il numero delle riproduzioni e migliorava la fedeltà della registrazione: verso il 1906 i cilindri erano molto più resistenti e molto più fedeli dei dischi in vinile. I cilindri tuttavia avevano tanti problemi: le registrazioni non potevano durare più di 4 minuti (all'inizio 2), erano difficili da immagazzinare data la forma ed erano cari. Presto la tecnologia rese la qualità dei dischi pari a quella dei cilindri, e dopo il 1915 la produzione cominciò a calare.
I suoni registrati in questi curiosi aggeggi sono leggermente metallici, per questo motivo all'epoca i detrattori dei cilindri dicevano che erano lattine di musica. Nel 2002 nell'Università di Santa Barbara in California si è dato avvio a un progetto di registrazione dei suoni immagazzinati nei cilindri per renderli pubblici e preservarli nel tempo. Questi echi metallici e sonnacchiosi di tempi ormai passati possono essere ascoltati on line sul sito della Cylinder Preservation and Digitization Project , per scoprire così le voci di bambini e casalinghe di inizio secolo, registrazioni di famosi tenori oppure canzoni alla moda cantate dagli idoli delle bisnonne.
Liana P.
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