domenica 28 dicembre 2008
Stravinskji dirige L'uccello di fuoco
sabato 27 dicembre 2008
Nascere musicali
venerdì 26 dicembre 2008
Call for paper MERYC2009
We REMIND you that the DEADLINE for ABSTRACT SUBMISSION is DECEMBER
31st 2008.
You can visit the Conference website and submit your abstract at this
address:
www.meryc2009.scform.unibo.it
For every enquiry please email to facedu.meryc2009ATunibo.it.
Thanking for your attention, and hoping to welcome you in Bologna next year, we remain.
Anna Rita Addessi and Susan Young
Chairs of MERYC2009
mercoledì 24 dicembre 2008
Musica classica in TV: da Bologna Pierino e il lupo con Abbado e Benigni
Altri video abbadiani disponibili su Rai.tv con l'Orchestra Mozart
Speciale TG1 14/12
domenica 21 dicembre 2008
Puccinimania
venerdì 19 dicembre 2008
Seminario per direttori di coro
quota iscrizione € 30,00 (da versare tramite bonifico bancario)
seminario Direttori € 90,00 (tot. € 120,00)
seminario uditori € 30,00 (tot. € 60,00)
domenica 18 gennaio lezioni dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00
*Come gli anni passati si sceglierà un ristorante che proporrà un pastocompleto ad un prezzo modico.
Per informazioni e comunicazioni di ogni genere:
giovedì 18 dicembre 2008
Il teatro per strada
Venerdì 19 dicembre dalle 9 alle 18
Continuano le iniziative dei lavoratori del Teatro Regio di Torino per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli che l’intero settore culturale sta correndo se verranno messi in atto i previsti tagli di fondi pubblici.
Vi aspettiamo.
Per ulteriori informazioni: tel. 011.8815.557
lunedì 8 dicembre 2008
I capelli di Beethoven
Sono on line i risultati delle analisi compiute sui capelli e la vicenda ha anche dato origine a un libro: Martin Russel I capelli di Beethoven, dove si legge la ricostruzione dell'intera vicenda.
Benedetta Saglietti
Leggi anche:
domenica 7 dicembre 2008
Filosofia della musica
L'autore ha affrontato il complesso rapporto tra musica e tempo, di cui si è già parlato anche qui, nel numero di agosto (citiamo dall'originale):
"Sul piano teorico, almeno da Lessing ad Adorno, si è sempre argomentata una costitutiva relazione intrinseca tra il tempo e la musica e lavori recentissimi hanno portato un contributo decisivo di chiarificazione agli elementi di equivocità connessi a tale ipotesi di ricerca.
[Liberamente tratto da Amadeus, n. 8 Agosto 2008, p. 98]
Riportiamo uno stralcio dell'articolo, rientrando nella politica di questo blog la diffusione di e-book, dispense, saggi, abstract e articoli, di argomento musicologico (se, ovviamente, permessa dal copyright) quando presenti, interamente o in parte, on line.
sabato 6 dicembre 2008
Thyssenkrupp, non dimenticheremo.
Teatro Regio - Lunedì 8 Dicembre 2008 -
A un anno dalla tragedia alla ThyssenKrupp costata la vita a sette persone, i lavoratori del Teatro Regio hanno deciso di tenere un concerto straordinario per non dimenticare. Per non dimenticare quei drammatici momenti, per non dimenticare i famigliari, per non dimenticare i lavoratori che continuano purtroppo a morire sul posto di lavoro, per non dimenticare le difficoltà di chi ha un lavoro precario o di chi un lavoro non ce l’ha più.
Il concerto, aperto gratuitamente a tutti, si svolgerà lunedì 8 dicembre al Teatro Regio alle ore 21 e sarà diretto dal Maestro Gianandrea Noseda, che ha accettato di condividere l’impegno dei lavoratori del Regio salendo sul podio di Orchestra e Coro per un programma che prevede la Sinfonia da I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, “Méditation” e “Ballet”, due brani dalla Thaïs, l’opera di Jules Massenet che andrà prossimamente in scena e, in conclusione, il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.
Lunedì 8 dicembre si potrà entrare in teatro a partire dalle ore 20.15, l’ingresso in sala sarà consentito fino a esaurimento dei posti disponibili. Per ulteriori informazioni: tel. 011.8815.557.
Vedi tutte le altre iniziative anche su La Stampa
lunedì 1 dicembre 2008
Seminario E. T. A. Hoffmann
venerdì 28 novembre 2008
In memoriam di Massimo Mila
si terrà una giornata di studi in onore di Massimo Mila.
martedì 25 novembre 2008
Harold en Italie
Alla corte di Britten
"O dear, o dear, how I sometimes wish I were respectable & dead, & that people wouldn’t get so cross.” Benjamin Britten is now dead (he would have been ninety-five this month), and, if the ubiquity of his music is a measure, highly respected if not quite respectable. Go to the Britten–Pears Foundation website and a calendar of performances shows several live performances of Britten works, large and small, every day of the year, all over the world. Most of his works have never been out of the recorded catalogue. Of the generation of classical composers who came to maturity in the wake of the Second World War, he is the flagship, the emblem, the victor. Yet, and in the face of music which is heartfelt, embedded in the great tradition, largely consonant, while at the same time avoiding kitsch or ironic reworking – in other words music with its own confident voice – he remains curiously unloved. Suspected for his supposedly pederastic leanings – an issue which John Bridcut has brilliantly reconfigured in his book and television documentary Britten’s Children, recognizing the desire not to abuse but to remain a child which lay at the heart of Britten’s imagination – he is also presented as a twisted figure, with his “corpses” (friends and associates who lost favour) and his fawning court.
lunedì 17 novembre 2008
Il Trio in Re Maggiore WoO Anhang 3 di Beethoven interpretato dal Bridge Trio
Il Trio in Re maggiore per violino, violoncello e pianoforte è mancante di 2 pagine da battuta 63 a battuta 96 nel primo tempo, sino al 1910 si pensò fosse di Mozart (Köchel, Anhang 52a).
In seguito attribuito da Th. Wyzewa e G. de Saint-Foix a Beethoven, assieme ad altri quattro pezzi: (WoO, Anhang 6, rondò per pianoforte ed Anhang 8, tre pezzi per pianoforte a quattro mani) nell'anno 1926.
Data presunta di composizione: 1788 – 1791.
Aggiornamento 1: il video dell'esecuzione: youtube.com
Il Trio, studiato nel 2005 dal Centro di ricerche beethoveniane unheardbeethoven, è stato corredato delle 33 battute mancanti da Albert Willem Holbergen, musicologo olandese esperto di ricostruzioni filologiche.
giovedì 13 novembre 2008
Libertà e oppressione ne Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola
L’atto unico si apre sulla cella nella prigione di Saragozza, il Prigioniero racconta alla Madre di un “azione” che «mi diede ancor fiducia nella vita»: il Carceriere nell’atto di torturarlo una sera lo chiamò «fratello». Il Prigioniero confessa alla Madre che questa sola parola gli ha permesso di iniziare nuovamente a sperare e a pregare; la Madre resta comunque rattristata perché sa quale sorte attende il figlio. Entra il Carceriere raccontando della rivolta che infiamma nelle Fiandre e della marcia vittoriosa dell’Esercito dei Pezzenti; la Campana di Gand tornerà a suonare e presto ci sarà la caduta di Filippo e la fine dell’Inquisizione per mano di Carlo V. Il Carceriere fantastica scenari di libertà (nell’Aria in tre strofe Sull’Oceano) e ciò rende ancora più speranzoso il Prigioniero, grato verso il Carceriere per avergli ridato la possibilità di sperare. Il Carceriere esce lasciando la porta della cella socchiusa, quasi un invito a evadere; il Prigioniero si avvia attraverso un lungo corridoio labirintico e nero verso forse la libertà, non si accorge di incontrare un «Fra Redemptor» con in mano strumenti di tortura, né due monaci lungo il cammino. Giunge all’aria aperta e il suono di una campana sembra preannunciargli la libertà.
Il Prigioniero è in un grande giardino, assapora gli odori, la luce della libertà; (scena IV) ad un tratto si sente costretto in un possente abbraccio, si ode la voce del Carceriere: «perché ci volevi abbandonare?», così il Prigioniero di colpo comprende tutto: il Grande Inquisitore prima della morte lo ha sottoposto ad un ultima atroce tortura: quella di sperare. Egli oramai non ha più forze e si lascia condurre verso le fiamme che si vedono sullo sfondo.
Libertà e oppressione
Marida Rizzuti
martedì 11 novembre 2008
Articolo per l'incontro "criticare la critica"
di Paolo Gallarati
Bene o male? Dipende dai gusti. Quanto a impeto, Gergiev non teme concorrenti: tutto è vitale, sino all’esplosione. Ne trae beneficio ciò che è affidato al ritmo: corse a perdifiato, suggestioni coreutiche di un repertorio che ha nel balletto uno dei propri centri irradianti, grande teatralità di effetti. Bastava ascoltare la meravigliosa ouverture di Ruslan e Ljudmila di Glinka, la Seconda sinfonia di Borodin o l’ouverture della Sposa dello Zar di Rimskij-Korsakov per apprezzare ciò che si è cercato di descrivere.
Questo, però, ha il rovescio della medaglia: raramente Gergiev riesce a conciliare impeto e finezza. La sua gamma dinamica va da mezzoforte a fortissimo; difficile sentire un vero piano e i passi leggeri sono risolti con fretta, quasi come fastidi da superare. Se ne ha avuta conferma nella Sagra della primavera, sentita come un brutale bombardamento e non come l'espressione magica e trasparente delle forze vitali che escono dal sonno della terra, quali Stravinskij rappresenta in un connubio unico di precisione e energia.
Regio: APERTO PER PROTESTA
Giovedì 13 Novembre il REGIO SARÀ APERTO PER PROTESTA.
Un’intera giornata a porte aperte, per sensibilizzare la cittadinanza contro i previsti tagli governativi alle fondazioni lirico-sinfoniche.
Vi invitiamo Giovedì 13 novembre al Teatro Regio di Torino per incontrarci e parlarci direttamente, per condividere esperienze e opinioni, perché la morte dei teatri d’opera non vuol dire solo meno posti di lavoro in una città sempre più segnata dalle chiusure, ma vuol dire la cancellazione di un bene collettivo e che, quindi, è sia nostro che vostro.
La scaletta della giornata:
- dalle ore 10 alle ore 13.30 Prove d’orchestra in sala Regia con il M.° Noseda
- dalle ore 15 alle ore 18 Prove del Coro in sala Regia con il M.° Gabbiani e il M.° Noseda
- dalle ore 19 alle ore 20.30 Gruppi da camera del Teatro Regio accoglieranno i visitatori facendo ascoltare alcuni brani musicali
- ore 21 Concerto dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio diretto da Gianandrea Noseda
Musicisti solidali: avete mai ascoltato un'orchestra suonare fuori dal teatro?
http://www.youtube.com/watch?v=nZGT6vr_4p8
http://www.youtube.com/watch?v=MQJYD3hMDCc
http://www.youtube.com/watch?v=bWlLke4Wd2I
domenica 9 novembre 2008
Galateo musicale & dress code
[...]
2 - Alla fine di ogni recita operistica è invalsa l'abitudine, come si dice in gergo, di «fare quadro». Il sipario si rialza su tutti gli interpreti dell'ultima scena, resuscitati gli eventuali morti. Poi, tutti, compresi gli assenti all'ultima scena, al secondo levarsi della tela si presentano uno alla volta, in ordine inverso rispetto all'importanza del ruolo. Le masse restano in fondo. Così tutti i cantanti applaudono, a uno a uno, l'orchestra ed il coro; e ne sono applauditi. Il direttore d'orchestra, di solito costretto alla gentil finzione d' esser trascinato, recalcitrante, dalla Prima Donna, applaude l'orchestra, il coro e i singoli cantanti. Regista, bozzettista, figurinista, con eventuali assistenti, datore luci (oggi definito «light designer» [...]), maestro del coro, ci sottopongono anch'essi all'estenuante messinscena. E' ridicolo oltre che falso, ben noti essendo i sentimenti reciproci da ciascuno nutriti. Gli applausi sono di pertinenza solo del pubblico. Men che meno il direttore applauda dal podio un cantante dopo una Romanza: appare ruffiano o autoincensatore, in quanto responsabile supremo. Peggio: non invii baci al pubblico, consentiti solo ai cantanti in circostanze eccezionali. E' tradizione che, rarissimamente, l'orchestra, invitata dal direttore ad alzarsi in piedi per condividere il successo, si rifiuti, con ciò rendendo omaggio al capo ed eventualmente battendo gli strumentisti d'arco questo sul leggìo. Proprio l'eccezionalità di siffatta manifestazione di rispetto deve impedire l'applauso orchestrale come inflazionata abitudine. Del pari, inversamente: se i sorrisi a sessantaquattro denti dei maestri concertatori fanno piangere, non è augurale taluna maschera facciale da «lutto strettissimo» (Martoglio) indossata a inizio di stagione e mai più deposta.
3 - Si ribadisce ad nauseam che il pubblico ha il diritto di dichiarare, anche col fischio, di non aver gradito la prestazione degli interpreti. Ma ha il dovere di rispettarli nello sforzo comunque terribile che essi compiono. Intonare, pronunciare, fraseggiare, respirare, deglutire, recitare, sotto i riflettori, spesso non riuscendo essi ad ascoltarsi a vicenda né ad ascoltare l' orchestra: situazione da acustica della Scala. I fischi durante la recita sono quanto di meno sportivo, di più sleale possa concepirsi: giacché, vogliano o non vogliano, hanno il risultato obiettivo d' in flui re sulla prestazione stessa, peggiorandone il risultato.
4 - Il buon direttore d'orchestra non consente che il cantante esegua bis, pur se sollecitato da «dolce violenza» da parte del pubblico. Gli specialisti in «dolce violenza» sono isterici o famigliari, in senso lato, dell'interprete stesso. Ma il buon direttore deve «sentire» la sala. Un capo-claque che si rispetti, e all'epoca di Berlioz anche la jeteuse de bouquets, deve conoscere la partitura quanto il direttore: è valido anche il reciproco. Non soffochi, il direttore, l'applauso spontaneamente sorto dopo la Cavatina dando rabbioso attacco all'orchestra per il collegamento colla Cabaletta: ma non resti imbambolato o servile ad attendere applausi dopo la Cavatina che in diversa circostanza non giungeranno.
5 - Il tema dell'abbigliamento e, più in generale, dell'aspetto esterno, ch'è un messaggio, degl'interpreti, in particolare dei direttori d'orchestra, basterebbe per un libro. Qui lo sfioriamo appena. Il senso dell' opportunità, che le nostre nonne chiamavano dell'à propos, della dignità (son maintien) essendosi del tutto perduto, non esistono più punti di riferimento obbiettivamente validi. A un'esecuzione della solennissima e funerea Messa in Fa minore di Bruckner ci toccò vedere le soliste di canto indossanti gonne con spacco fino all'inguine, trucco, con rispetto parlando, da travestiti di circonvallazione esterna; e da queste partiva un olezzo marzolino di deodorante ascellare che, invadendo la sala, induceva all'ammirazione per il celebre maestro a pochi centimetri eroicamente sul ponte di comando. Naturalmente del direttore cale assai di più. Un tempo, il frac era un abito di società; oggi dovrebb'esserlo ancora per rispetto alla musica e all'occasione festiva («festa» ha un'etimologia religiosa, come tutti sanno) del concerto o della rappresentazione. Lo portano come un costume teatrale, da pagliaccio. [...] La rinuncia al frac per certi melancolici completi di «Tasmania» a tre quarti, o sette ottavi (nulla a che vedere col Valzer della Patetica, ch'è in cinque quarti), è rimedio peggiore del male.
I capelli siano l'ultimo punto dedicato ai direttori d'orchestra. Per molti di loro sono strumento professionale: ciò basta a qualificarli come Dulcamara. E' incredibile il numero di maestri che, della più varia origine sociale, si tagliano i capelli come i protagonisti dei serials americani, laccati e permanentati, o come gli armanizzati «coatti» dei ghetti-periferia. Con ciò ribadiscono il messaggio: «rappresento in luogo di essere». [...]
Corriere della Sera, p. 31, 29 agosto 2001
venerdì 7 novembre 2008
Ritratto di musicologo in video
Il Professor Wolff racconta come ebbero inizio le sue ricerche su Bach da studente, in preparazione della tesi: le fonti su cui lavorò sono il catalogo di Carl Philipp Emanuel, successore di Georg Philipp Telemann ad Amburgo, morto nel 1789, la cui vedova ne aveva pubblicato il catalogo della libreria musicale e della collezione di ritratti.
Il figlio di Carl Philipp Emanuel vendette tutto ad Abraham Mendelssohn (padre di Felix Mendelssohn) il quale donò a suo avolta l'inestimabile tesoro alla Sing-Akademie di Berlino: questo è sparito durante la Seconda guerra mondiale.
Si può ascoltare come va a finire la vicenda dalla viva voce di Wolff sul sito athome.harvard.edu in una lezione in 9 puntate della durata complessiva di poco più di un'ora.
giovedì 6 novembre 2008
La lingua delle origini. Poeti e filosofi
Giovedì 6 novembre 2008 ore 9,30
Archivio di Stato
Presiede e introduce Giuliana Ferreccio
ore 9,45
Franca D’Agostini (Parma)
Divergenze filosofiche e resistenze linguistiche
ore 10,15
Anna Battaglia (Torino)
Da Rousseau a St. John Perse: la lingua “sans graphie où court l’antique phrase humaine”
Ore 10,45-11: pausa
ore 11
Giuliana Ferreccio (Torino)
“Do not move / Let the wind speak”: Pound e il Paradiso
ore 11,30
Marina Giaveri (Torino)
Paul Valéry: “aux sources du poème”
ore 12: discussione
Giovedì 6 novembre ore 15
Sala Lauree
Presiede Gianni Vattimo
ore 15,30
Marlène Zarader (Montpellier)
L’origine entre mythe et critique
ore 16
Peter Gossens (Bochum)
Der Atem des Übersetzers. Zu Paul Celans performativer Poetik
ore 16,30-16,45: pausa
ore 16,45
Giulio Schiavoni (Vercelli)
La lingua del Paradiso e le lingue degli uomini nella riflessione di Walter Benjamin
ore 17,15
Chiara Sandrin (Torino)
La parola non pronunciata. Heidegger e Trakl
Ore 17,45: discussione
Venerdì 7 novembre ore 9.30
Sala lauree
Presiede Chiara Sandrin
ore 9.30
Roberto Gilodi (Torino)
Origine e antropologia letteraria. Herder e Moritz.
ore 10
Carla Vaglio Marengo (Torino)
Joyce: il gesto
ore 10,30-10,45: pausa
ore 10,45
Davide Racca (Torino)
La pittura primitiva di Monet e Cézanne: un
confronto
ore 11,15
Fedora Giordano (Torino)
Lingua delle origini e poesia nativa americana: Simon Ortiz
ore 11,45: discussione
Sarà disponibile la traduzione degli interventi in lingua straniera
Sulle orme di Mozart
venerdì 31 ottobre 2008
Soundscape
Voci, animali, il rumore delle onde connotano gli ambienti: ma il frastuono urbano li inquina, l'articolo su Repubblica
lunedì 27 ottobre 2008
Mdi ensemble, REBUS
Prendendo spunto dall'organico del Pierrot Lunaire, l'idea che Mdi porta avanti è quella della creazione di un "nuovo strumento" cameristico che possa rispondere con la massima duttilità alle esigenze della nuova musica, così come fu per il quartetto d'archi durante l'età classica.
Lunedì 27 ottobre e giovedì 30 alle ore 21 esordiranno al Teatro Dal Verme di Milano.
" REBUS "
Due serate per interrogarsi sui confini tra le musiche di ieri, di oggi e di domani
musiche di Lanza, Mozart, Casale, Scarlatti
Carlo Goldstein, direttore
Franziska Schoetensack, violino
Simone Beneventi, percussioni
Introduce Oreste Bossini
Il prossimo appuntamento sarà il 30/10 con la Lezione-concerto di e con Mauro Lanza
h.11 Università degli Studi - Milano, Dipartimento DAMS, Aula K43, via Noto 8 - Milano
Novità
per pianoforte solo (prima esecuzione italiana)
The skin of the onion - musica «a strati indiscreti»
per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni*
Carlo Goldstein, direttore
* Simone Beneventi, percussioni www.examenapium.it
E poi:
Venerdì 7 novembre 2008 h.21
Teatro Verdi - Trieste (Festival Trieste Prima)
musiche di Casale, Lopez, Longo, Platz, Eisler
Giovedì 13 novembre 2008 h.11
Università degli Studi - Milano
Dagli strumenti acustici agli strumenti elettrici: l'evoluzione del suono e del linguaggio
Lezione-concerto con Giovanni Verrando
In collaborazione con Repertorio Zero
musiche di Giovanni Verrando e Raphael Cendo
Jacopo Bigi, violino
Giovedì 13 novembre 2008 h.18NABA Nuova Accademia delle Belle Arti - Milano
Dagli strumenti acustici agli strumenti elettrici: l'evoluzione del suono e del linguaggio
musiche di Giovanni Verrando e Raphael Cendo
Jacopo Bigi, violino
Sonia Formenti, flauto
Paolo Casiraghi, clarinetto
Carlotta Conrado, violino
Paolo Fumagalli, viola
Giorgio Casati, violoncello
Luca Ieracitano, pianoforte
sabato 25 ottobre 2008
Criticare la critica
Parlare di musica non è sempre facile. Come si scrive il commento a un concerto? Come si costruisce una recensione? Giovedì 13 novembre, nel corso del seminario, proveremo a rispondere a queste domande montando e smontando recensioni. Siamo tutti invitati a scegliere un brano musicale di nostra preferenza (sonata, cantata, sinfonia, opera...) e raccogliere critiche relative a quel pezzo apparse su quotidiani, riviste, volumi, antologie di saggi. Leggendo, valutando e confrontando le varie pagine proveremo a individuare intenzioni, punti di vista e metodi critici.
Accorrete numerosi!
e qui la relazione "Peso e incidenza della cultura musicale nella stampa quotidiana e periodica"
liberamente tratto da Saggiatoremusicale.it
venerdì 24 ottobre 2008
Keeping Score
In queste pagine virtuali sono proposte le analisi di tre composizioni musicali (la Sinfonia Eroica di Beethoven, La sagra della Primavera di Stravinsky e la Quarta Sinfonia di Tchaikovsky) e della musica di Aaron Copland. In ogni caso vengono suggeriti diversi percorsi interattivi che permettono di conoscere la vita degli autori, l'atmosfera dell'epoca e gli spartiti. Il sito è esclusivamente in inglese, ma la voce che guiderà i vostri percorsi musicali (si tratta di quella di Michael Tilson Thomas, direttore di orchestra e musicista) ha una pronuncia molto chiara e comprensibile. Buon ascolto!
giovedì 23 ottobre 2008
Giornata di studi e proposta di riflessione
Apertura dei lavori: Anna Maria Poggi. Preside della Facoltà di Scienze della Formazione
Roberto Alonge Presidente del Consiglio di Corso di Studio in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
Ore 10.15 Presiede: Annarita Colturato (Università di Torino)
Massimo Gentili -Tedeschi (Biblioteca Nazionale Braidense di Milano - International Association of Music Libraries, Archives and Documentation Centres) La descrizione e l’accesso alle risorse: la vita del bibliotecario musicale tra regole e formati
Angelo Pompilio (Università di Bologna - Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna) Modelli concettuali per archivi musicali
Michael Fingerhut (Médiathèque de l’IRCAM - Centre Pompidou di Parigi) Preserving, Organizing and Accessing Records of Past Musical Events: Two Projects of the IRCAM Multimedia Library
Ore 14.30 Presiede: Luisa Zanoncelli (Università di Torino)
Angelo Orcalli (Università di Udine) Orientamenti ai documenti sonori
Luca Cossettini (Università di Udine) Ri-scritture e ri-mediazioni della Fabbrica illuminata di Luigi Nono: testi, registrazioni audio, interpretazioni
Coffee break
Vincenzo Lombardo (Università di Torino) Archiviazione e recupero di installazioni multimediali mediante tecniche di realtà virtuale: il caso del Poème électronique
Rossana Damiano (Università di Torino) Working Title: l’utilizzo di ontologie per la codifica di informazioni in ambito musicale e l’accesso ai dati. Una breve rassegna e alcune considerazioni.
Messaggio del Rettore
Con profonda lungimiranza, inoltre, fin dal 2002 l’Università di Torino ha concepito un piano per l’organico, sia relativo ai docenti sia relativo al personale tecnico-amministrativo, che, valutando in anticipo le cessazioni sicure di anno in anno fino al 2012, ha consentito alle Facoltà e all’Ateneo di conoscere con certezza l’ammontare delle risorse disponibili e di utilizzarle nei modi più opportuni in rapporto alle necessità didattico-scientifiche; ciò ha permesso di eliminare motivi di contenzioso all’interno e fra le facoltà, di pianificare a medio e lungo termine il turn-over, di ottimizzare l’attività degli uffici amministrativi con un’adeguata distribuzione delle risorse umane e, inoltre, di celebrare un numero di concorsi (soprattutto di ricercatore, fino al 70% circa del totale delle valutazioni comparative espletate) tale da rinnovare per oltre un terzo in pochi anni l’intero parco docenti dell’Ateneo.
Una simile politica e un simile ricambio hanno avuto ricadute positive anche sui risultati della didattica e della ricerca come dimostrano gli esiti della valutazione compiuta dal CIVR, Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca, resi pubblici due anni or sono (la valutazione riguardava il trienno 2001-2003) ed usati anche nel modello per il calcolo e l’attribuzione del FFO dal CNVSU.
Ora tale sforzo rischia di essere compromesso da scelte che paiono giustificate non da un vero e proprio progetto di riforma e di rinnovamento del sistema universitario italiano, che di riforme organiche e durature avrebbe sicuramente bisogno, bensì da una mera esigenza di fare cassa risparmiando in ogni settore della pubblica amministrazione, compresi appunto quelli della Scuola, dell’Università e della Ricerca, in una prospettiva quanto meno miope del ruolo che formazione, università e ricerca debbono svolgere nella società globalizzata quali esclusivi motori di sviluppo e innovazione. Ciò che soprattutto spiace è che dopo reiterati e assolutamente condivisibili discorsi sulla necessità di applicare metodi meritocratici nella distribuzione delle risorse pubbliche destinate all’Università, si compiano tagli generalizzati e indiscriminati che, di fatto, penalizzano chi è stato virtuoso economicamente e ha prodotto esiti di ricerca apprezzati e ottimamente valutati e premiano chi invece non ha badato a sprechi e ha prodotto risultati scientifici meno esaltanti.
Su un altro versante il blocco del turn-over al 20% rappresenta un grave pregiudizio per le speranze di molti giovani in procinto di accedere alle carriere della ricerca e sicuramente alimenterà, per un verso, nuove massicce fughe di cervelli all’estero e, per l’altro, sottrarrà generazioni di validi giovani all’attività scientifica pubblica con enorme danno per il paese. Sembra cioè di percepire nelle scelte del ministero un’attenzione tutta diretta alla contingenza economica, che impone di limitare al massimo e senza discrimine la spesa statale, e una visione non corretta e non accorta del ruolo dell’Università pubblica, che - a mio avviso - continua ad essere il perno del nostro sviluppo in senso scientifico, economico, civile ed etico, specie in una realtà come quella italiana ove le industrie sono di dimensioni troppo modeste per affrontare in proprio le spese per ricerca e innovazione o - ancor meno - per finanziare fondazioni universitarie private.
Per discutere della situazione del nostro Ateneo e dell’Università italiana in questo momento cruciale di passaggio ritengo opportuno un confronto collettivo all’interno di un Senato Accademico aperto a tutte le componenti dell’Università di Torino (docenti, personale, studenti), nel quale sarà possibile intervenire ed esprimere le proprie valutazioni. Tale riunione si svolgerà in Aula Magna nella giornata di giovedì 13 novembre alle ore 15.00.
Il Rettore
Prof. Ezio Pelizzetti
Dal sito www.unito.it
lunedì 20 ottobre 2008
Quirino Principe e la spina nel fianco (podcast Radio3)
Si segnala inoltre che un numero degli Studi verdiani è disponibile on line in anteprima limitata al seguente link
domenica 19 ottobre 2008
sono una studentessa presso l'Università di Pisa, ho letto i vostri articoli sulle proteste studentesche e ci terrei a fare qualche precisazione in merito.Le nostre proteste non sono soltanto di solidarietà nei confronti del mondo della scuola contro il decreto Gelmini ma nascono come reazione alla nuova legge Finanziaria presentata dal ministro Tremonti, legge (già approvata nella Camera ma di prossima discussione in Senato) che sancisce una esplicita condanna a morte dell'Università pubblica. Mi spiego meglio.
La legge 133/2008 (conversione del DL 112/2008, si può leggere all''indirizzo http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm) prevede quanto segue:
- una riduzione annuale fino al 2013 del Fondo di Finanziamento Ordinario di 467 milioni di euro (taglio del 6%);
- un taglio del 46% sulle spese di funzionamento;
- una riduzione del turn /over al 20% per l'Università (cioè: su 5 docenti che vanno in pensione al più 1 nuovo ricercatore potrà essere assunto) nel periodo 2009-2013 (in termini finanziari -64 milioni di euro nel 2009, -190 milioni di euro nel 2010, - 316 milioni di euro nel 2011, - 417 milioni di euro nel 2012, -455 milioni di euro nel 2013);
- un taglio complessivo di quasi 4 miliardi di euro in 5 anni;
- l'istituzione di un percorso burocratico che permetta la trasformazione delle Università pubbliche in Istituti privati.
Chi conosce il mondo dell'università sa che i tagli dei primi 4 punti sono tali da ridurre in ginocchio qualsiasi Università pubblica. Fra 2 anni (non dico 10 ma 2!!!) la mia Università non sarà più in grado di sostenersi economicamente: o vi sarà chiusura o privatizzazione.
Cito dal documento ufficiale prodotto dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa (che potete leggerlo da voi sul sito del dipartimento di filosofia: http://www.fls.unipi.it):
«Gli effetti combinati dell'art.49 della Legge 133/2008 (divieto di ricorrere al medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'ultimo quinquennio), e del 37-bis inserito nel ddl 1441 in corso d'approvazione parlamentare, (cancellazione della procedura delle stabilizzazioni) produrranno il blocco delle forme contrattuali a tempo determinato in enti dove la frequenza di concorsi è scarsa e il licenziamento in tronco (dopo tre mesi dall'eventuale entrata in vigore del ddl 1441) di chi aveva già ricevuto garanzie dallo Stato di un percorso per andare a stabilizzare la propria attività professionale.
Le misure descritte mettono a rischio il normale esercizio della didattica e della ricerca nelle università e nei centri di ricerca, aggravano il problema del numero e della media anagrafica del personale, tradiscono gli accordi europei e il dettato costituzionale sulla necessità della natura pubblica dell'istruzione, compresa quella universitaria».
Continua su Corriere.it
vedi anche
http://netmonitor.blogautore.repubblica.it/2008/10/18/petizioni-blog-e-forum-contro-la-legge-133/
giovedì 16 ottobre 2008
A Santa Cecilia vola la musica
venerdì 10 ottobre 2008
Musica in lattina
Il più versatile disco in vinile vinse la scommessa e ancora oggi circola tra gli appassionati. La vita del cilindro fonografico, invece, fu breve: iniziò i suoi giri attorno al 1888 e li concluse verso il 1929. All'inizio i solchi della registrazione del suono venivano fatti su cera: i suoni registrati potevano essere ascoltati poche decine di volte; in compenso i cilindri potevano essere riutilizzati (appianando i solchi) oppure usati per registrazioni casalinghe (all'epoca gli apparati di riproduzione dei cilindri consentivano anche la registrazione). In seguito furono realizzati in una plastica dura che aumentava incredibilmente il numero delle riproduzioni e migliorava la fedeltà della registrazione: verso il 1906 i cilindri erano molto più resistenti e molto più fedeli dei dischi in vinile. I cilindri tuttavia avevano tanti problemi: le registrazioni non potevano durare più di 4 minuti (all'inizio 2), erano difficili da immagazzinare data la forma ed erano cari. Presto la tecnologia rese la qualità dei dischi pari a quella dei cilindri, e dopo il 1915 la produzione cominciò a calare.
I suoni registrati in questi curiosi aggeggi sono leggermente metallici, per questo motivo all'epoca i detrattori dei cilindri dicevano che erano lattine di musica. Nel 2002 nell'Università di Santa Barbara in California si è dato avvio a un progetto di registrazione dei suoni immagazzinati nei cilindri per renderli pubblici e preservarli nel tempo. Questi echi metallici e sonnacchiosi di tempi ormai passati possono essere ascoltati on line sul sito della Cylinder Preservation and Digitization Project , per scoprire così le voci di bambini e casalinghe di inizio secolo, registrazioni di famosi tenori oppure canzoni alla moda cantate dagli idoli delle bisnonne.
lunedì 6 ottobre 2008
Mozart con gli occhi a mandorla
Il film narra le vicende di due giovani divisi dalle differenze sociali, ma uniti dalla comune passione per il pianoforte. I due protagonisti sono Kai, figlio di una prostituta, e Syuhei, che appartiene a una famiglia di celebri musicisti. Mentre Syuhei suona in modo inappuntabile e impersonale, le interpretazioni di Kai sono libere e appassionate. Non tutti condividono il modo con cui Kai suona il pianoforte e lo avvertono che Mozart non sarebbe d’accordo (minaccia che fa sorgere nel giovane allucinazioni settecentesche).
La peculiarità di questo animè è la partecipazione di Vladimir Ashkenazy, il quale è il vero interprete dei brani proposti.
Per gli amanti del genere, un bel film da prenotare in videoteca (fu nominata per il Japan Academy Prize for Animation of the Year, il premio Nobel dei fumetti).
L. P;)
martedì 30 settembre 2008
La Medea di Cherubini al Regio
Domenica 5 Ottobre alle ore 19 il Teatro Regio inaugura la Stagione d’Opera 2008-2009 con la MEDEA di Luigi Cherubini, per la prima volta in scena a Torino.
Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio il torinese Evelino Pidò. Il nuovo allestimento è firmato da Hugo de Ana nella regia, scene e costumi.
Il cast comprende nomi di primo piano della lirica internazionale: Anna Caterina Antonacci nel ruolo del titolo, Giuseppe Filianoti (Giasone), Cinzia Forte (Glauce), Sara Mingardo (Neris) e Giovanni Battista Parodi (Creonte). Istruisce il Coro il suo nuovo direttore, Roberto Gabbiani.
Grazie alla collaborazione con il Centro di Produzione Rai di Torino e il Museo Nazionale del Cinema, sarà possibile effettuare le riprese e la proiezione in diretta e in alta definizione, al cinema Massimo di Torino, della “prima” dell’opera.
Pazzi di Schumann
Milano, Spirali edizioni 2007, 304 pp., € 30
Giornale della Musica, n. 250 luglio-agosto 2008, p. 25
La biblioteca di Babele
Tutti i brani qui pubblicati sono di pubblico dominio: questa biblioteca non conosce orari di chiusura né giorni festivi, e sopratutto consente di salvare gli spartiti e le partiture nel proprio pc per il proprio uso privato
I file sono in formato pdf e hanno, in generale, una buona qualità: si tratta di musica a stampa scannerizzata. La maggior parte dei brani sono proposti in edizioni di fine '800 o inizi '900; improbabile trovare qui un'edizione filologica. La peculiarità di questa libreria è che qualunque utente, a conoscenza delle leggi internazionali del diritto d'autore, può contribuire pubblicando brani musicali. Per questo motivo è possibile trovare pezzi rari o edizioni insolite. Buona ricerca!
sabato 27 settembre 2008
Ballets Russes, cent'anni d'inquietudine
E’ tutta colpa della morte improvvisa del granduca Vladimir Aleksandrovic Romanov. Aveva autorizzato l’uso di scene e costumi del Teatro Mariinskij di Pietroburgo per organizzare una stagione di opere russe a Parigi nel 1909. L’anno prima, i parigini avevano scoperto, in delirio, il Boris Godunov di Musorgskij. Ma, morto il granduca, niente appoggi a Corte. E così Sergej Djagilev, grande intellettuale prima che impresario, ripiegò sul balletto.
Da una parte, meglio così. Altrimenti non avrebbero mai visto la luce i suoi Ballets Russes che debuttano al Teatro dello Châtelet nel maggio del 1909, cent’anni fra poco. E non sarebbero mai nati Les sylphides, Schéhérazade, Petrushka, L’après midi d’un faune, La sagra della primavera e tantissimo altro. E non sarebbe mai comparso sulla scena europea un fenomeno artistico durato dal 1909 al ‘29 (l’anno della morte di Djagilev) e destinato a imprimere una svolta fondamentale non soltanto alla danza, ma alla musica e all’arte. Un’avventura che coinvolse i più grandi musicisti dell’epoca. Per dire: Stravinsky, Ravel, Debussy, Prokof’ev, De Falla, Richard Strauss, Satie. Che sollecitò il talento dei massimi pittori. Per esempio: Picasso, Gonciarova, Larionov, Rouault, Bakst, Benois, Naum Gabo. Che permise di sviluppare il proprio estro coreografico a talenti come Fokin, Nizinskij, Massine, Bronislava Nizhinska, George Balanchine. Per non parlare di danzatori-mito come Anna Pavlova, Tamara Karsavina, ancora Nizinskij, Serge Lifar, Olga Spesivzeva.
Perché questa è la grande novità. Non più balletti che puntano a mettere in risalto il virtuosismo degli interpreti con brutte musiche e scenografie accademiche. Ma spettacoli dove la coreografia sta sullo stesso piano dell’aspetto artistico e musicale. Insomma, l’opera d’arte totale wagneriana servita in salsa ballerina. Questa novità scatena l’entusiasmo dei più brillanti intellettuali parigini, Cocteau, Proust, Reynaldo Hahn, Daudet, Misia Sert e Coco Chanel. Per non parlare, a Londra, delle patronesse che gravitano intorno al circolo di Bloomsbury. Parigi scopre la musica selvaggia delle danze polovesiane, il clima morbido e decadente dell’harem dove vive Zobeide circondata da odalische e schiavi pronti all’orgia. Ma non fu soltanto esotismo. Alla fine della Grande guerra, il vento delle avanguardie coinvolge anche Djagilev che chiama a collaborare Respighi, Poulenc, Rieti, Picasso, Balla, Marie Laudencin e Coco Chanel per i costumi.
Ora, per il centenario, partono le celebrazioni. Si è appena chiusa da Sotheby’s a Parigi una mostra intitolata «Danser vers la gloire, l’age d’or des Ballets Russes» con rari bozzetti e costumi. Per il prossimo gennaio sono in pista Roma e Firenze. All’Opera, Carla Fracci e Beppe Menegatti preparano Diagilev musagete Venezia, agosto 1929, ricostruzione danzata degli ultimi giorni di Diagilev con la partecipazione di Vladimir Vasiliev. A Firenze, Maggiodanza annuncia per il 15 gennaio una serata Fokin. Il Balletto di Toscana junior porta in tour il bello spettacolo Sulle tracce di Djagilev. Ma, soprattutto, all’Opera di Roma, ad aprile, Fracci & Menegatti firmano un festival che snocciolerà diciassette titoli, comprese rarità per l’Italia come Les biches e Le train bleu.
giovedì 25 settembre 2008
Studio fonologia musicale Milano
Un'immagine d'epoca dello studio di fonologia |
mercoledì 24 settembre 2008
Notizia del giorno
Sciopero improvviso delle maestranze targate Cgil. L'ultima replica del "Boris Godunov" al Teatro La Fenice va in scena in maniera assolutamente inconsueta: sul palco, accanto agli artisti dell'opera, in costume, c'erano i dipendenti del teatro, in borghese. I primi cantavano, i secondi stavano seduti sulle scenografie, muti e immobili. Risultato: sconcerto degli spettatori, qualche fischio, poi buona parte del pubblico ha abbandonato la platea.
Fonte: Repubblica