martedì 28 dicembre 2010

Se Beethoven somiglia alla sua musica


Dall'Introduzione di Giorgio Pestelli a Beethoven, ritratti e immagini.  Uno studio sull'iconografia, collana De Sono Tesi, Torino, EDT 2010, pp. 256. In libreria a gennaio 2011.

È comune constatare la distanza che separa la fama immensa di Beethoven, la diffusione universale della sua musica, dalla penuria di conoscenze reali sulla vita e il carattere personale dell'uomo; intorno al quale, oltre alla barriera fisica della sordità (che lo isola completamente dal mondo solo nell'ultimo decennio), i posteri hanno a disposizione una serie di avvenimenti non molto appariscenti, dati isolati fra zone vuote, rapporti con il prossimo tutto sommato normali; certo, con le debite eccezioni di trasporti amorosi (poco documentati), vere amicizie e di qualche impennata in questioni famigliari; ma tutto scompare di fronte alla presenza dell'opera musicale, alla forza di rappresentazione che ne emana; tanto che, come notato da alcuni studiosi, molti tratti considerati peculiari dell'uomo in realtà sono stati desunti dai caratteri della sua musica; le testimonianze epistolari e diaristiche stanno un gradino sotto la verità e la plenitudine che ricaviamo dall'opera; se vogliamo toccare con mano Beethoven lo cerchiamo lì, dove la verità poetica ha emarginato la comune verità biografica.
A un primo sguardo, l'iconografia beethoveniana sembra aver seguito in linea generale una simile soggiacenza al fascino dell'opera musicale; le immagini che la tradizione ci ha consegnato sembrano in alcuni casi il prodotto di una sorta di "critica fisiognomica". Ora, l'originalità della ricerca di Benedetta Saglietti è quella di non essersi lasciata influenzare dall'impostazione più facile delle corrispondenze per seguire la via della filologia più rigorosa, ricostruendo il percorso seguito da disegni, stampe, dipinti, sculture in un tessuto di occasioni e rapporti sociali che finiscono con l'arricchire la stessa conoscenza biografica e umana del compositore. portrait images iconografia beethoveniana

Classica in tv: esterofilia. Qualcosa non va

Abbuffata di classica in tv nel periodo natalizio: al principio c'era Fazio e compagni (Abbado), poi il film A Slum Symphony, poi il Gran Concerto in versione natalizia, ancora il consueto concerto da Assisi (ma perché Michael Bolton?) e infine il M° Pappano che racconta "tre secoli di Opera Italiana" (così recita lo slogan del programma intitolato Va' pensiero, l'ultima puntata in onda questa sera 29 dicembre alle 23.15 su Rai3).

Al di là della qualità delle proposte (che comunque, bene o male,  sono tutte offerte dalla Rai) va osservato che chi non dispone di un decoder non può vedere programmi come il Gran Concerto (criptato per il satellite). Tuttavia, ai fortunati stranieri è consentito almeno di vedere il programma di Pappano, lieve e ben fatto. 

Questa mattina sul Corriere Aldo Grasso ha tuonato contro il Gran Concerto: mestizia a parte, si può obiettare che un tentativo di avvicinare la musica classica o "forte" ai più piccoli andrebbe salvaguardato (magari migliorando o ripensando il modo di porgerla).
Non solo: la proposta inerente Sky (Classica in chiaro) funziona solo per chi Sky ce l'ha... ovviamente!
Però come non dare torto a Grasso almeno su un punto? Due programmi di classica in tre giorni e due su due sono format stranieri!

Me l'ha detto l'uccellino...

domenica 26 dicembre 2010

Strauss radiato dal capodanno italiano

Dialoghetto fra Richard Strauss e Johann Strauss figlio. Luogo: balze di Parnaso.
- J. Ossequi, Maestro!
- R. Prego: Doktor Strauss.
- J. Mi perdoni, ai titoli accademici non ho mai tenuto molto. Non mi faccio chiamare nemmeno Maestro.
- R. Sì, mio caro, ma la mia è laurea honoris causa, quindi falsa: allora conta davvero.
- J. Non avrei immaginato ragionamento così sottile.
- R. E io di esser così distratto dal disgusto e dall'ira. Son tre ore che la cerco, tra queste amene balze!
- J. Me? Che cosa Le ho fatto di male?
- R. Andiamo, carissimo Amico, non mi faccia il fesso. O che non le conosce, le notizie di laggiù? O che non lo sa che la Rai, per la prima volta nella Storia, e in tutto il mondo nella sola Italia, ha deciso di non trasmetter più, in «diretta» televisiva, la seconda parte del Concerto di Capodanno dedicato a Lei e ai Suoi?
- J. O cosa vuole che m'importi? Si godranno un concerto dalla Fenice diretto da Lorin Maazel.
- R. Ci conosciamo da troppo tempo perché Ella mi faccia codeste simulazioni d'indifferenza. CensurarLa dall'Italia è un'offesa alla Musica e all'equilibrio dei Quattro Temperamenti dell'animo umano.
- J. Alla Musica, colla Maiuscola?
- R. E dàgli! Se qualcuno di Musica ne capisce, sono io. Mai sbagliato un giudizio. Se mi sono definito «il più grande compositore della serie B»!
(Odesi da lunge deplorante tossicchiare di Apollo e Orfeo).
- J. Ma io sono un compositore leggero, di ballabili!
- R. Ella, mio caro collega, è uno dei più grandi musicisti del Suo secolo. Come autore di Walzer Viennesi Le vengon dietro solo Suo Padre, Schubert, Lanner, Lehàr, Reger (chi lo crederebbe?) e io. Aggiungiamoci pure Schumann, troppo serioso, e Brahms, ch'era peraltro il Suo sfegatatissimo ammiratore. Il Maestro dei Maestri, Wagner, La definì una delle più potenti nature musicali che avesse mai incontrate.
- J. Signor Dottore, se vuole Ella decantare la mia gloria sbaglia interlocutore.

Paolo Isotta, estratto dal Corriere della Sera, 28 dicembre 2003

Tutto l'articolo su archiviostorico.corriere.it

mercoledì 15 dicembre 2010

Einaudi pubblica le lettere inedite di Mila

Nel giornale di segreteria dell’Einaudi c’è un appunto dal titolo «Vivo per miracolo», del 18 giugno 1946. «Mila - vi si legge - domenica è andato in montagna e ha fatto un salto di 25 metri rischiando di rompersi l’osso del collo, ma si è soltanto lussato un ginocchio. Ne avrà forse per una ventina di giorni». È già un ritratto del grande musicologo. Rischiare l’osso del collo era una delle sue attività preferite, anche intellettualmente.

Mario Baudino su La Stampa

martedì 14 dicembre 2010

Concerto-maratona in memoriam di Walter Baldasso

Il 20 dicembre l'Educatorio della Provvidenza (Auditorium Orpheus, Corso Generale Govone 16/A, Torino) dedica una maratona musicale in memoriam di Walter Baldasso, scomparso lo scorso 28 ottobre.
Ingresso libero, orario dalle 15,30 alle 24; si raccoglieranno offerte da destinare all'istituzione di una borsa di studio intitolata a Baldasso per un giovane talento musicale. 
Prenotazioni e informazioni tel 011-5681490 (nei giorni feriali dalle 10,30 alle 12,30).

Skrjabin a Radio 3

Questa sera nell'ambito di Radio3 Suite alle 22.50 si parlerà dell'ultimo libro di Luigi Verdi su Skrjabin L'Epos editore.

lunedì 6 dicembre 2010

A slum symphony. Allegro crescendo di Cristiano Barbarossa

Al 62° Prix Italia è stato proiettato in anteprima al Teatro Gobetti di Torino "A Slum Symphony, Allegro Crescendo" di Cristiano Barbarossa.
Il film documentario, che passerà in tv nel periodo prenatalizio, ha seguito per 4 anni le vite di 5 ragazzi coinvolti nel Sistema di Orchestre Infantili e Giovanili del Venezuela fondato da José Abreu.
Il "Sistema", che offre lo studio gratuito della musica a chi non potrebbe permettersela, ha tante facce: la solitudine di Fabio, un ragazzino che vive in orfanotrofio; la tenacia di Angélica Olivos, violinista, 11 anni nel 2004, che passa dal Barrio Sarría (Caracas) alla tournée a Madrid con Dudamel, dopo aver commosso Abbado in un'audizione; i dubbi di Heidi, 14 anni, costretta ad abbandonare la musica dopo un incidente d'auto e ricominciare poi con la tuba; l'entusiasmo di Wilfrido, 20 anni, trombettista, studente universitario finito a suonare alla Carnegie Hall; la costanza di Jonathan Gabriel Guzmán Faría che all'inizio del film abita in una casa occupata e riesce poi ad arruolarsi nell'esercito senza abbandonare il suo violoncello. 
La retorica è ridotta al minimo: questi ragazzi vivono in condizioni difficili, ma Barbarossa mostra che la musica è sudore, duro lavoro di gruppo, riscatto sociale e come lì tutti siano convinti che abbia il potere di far crescere meglio. Le storie dei giovani musicisti sono ben contestualizzate, nei quartieri dove vivono, nella scuola di musica, a casa, con maestri straordinariamente tenaci e le loro (a volte disastrate) famiglie. Per i protagonisti la musica diventa una condizione irrinunciabile. Che effetto farà questo film in un paese dove in molti hanno tutto, ma sempre meno hanno accesso al far musica?
Benedetta Saglietti

Da Il Giornale della Musica

Il film sarà trasmesso su Rai Tre l'11 dicembre alle 21.30. Guarda il trailer
 
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