La presa di posizione di Ax dalle colonne del Boston mi ha colpito in modo particolare, visto che provo quasi ogni giovedì mattina, insieme a Marida Rizzuti, a spiegare ai ragazzi delle scuole selezionate che vengono a trovare l'Orchestra della Rai durante le "prove aperte" quando "dovrebbero" - o quando "bisogna" - e quando "non dovrebbero" applaudire.
Ecco Marida "all'opera" con i ragazzi dell'Istituto Comprensivo di Boves (CN)...
Senza condividere in toto la posizione di Ax, che mi sembra anche provocatoria, credo che abbiano in parte ragione questi ragazzi. C'è l'etichetta, d'accordo, e ci sono delle norme di comportamento: ma tutti sappiamo che alcune di queste imposizioni sono cadute in disuso.
André Previn, direttore d'orchestra, aggiunge: "l'applauso può infastidirmi se stride col carattere del pezzo. Se applaudi dopo un lungo adagio di Bruckner, ti troverai in un grosso guaio. Ma se mi chiedete se applaudire tra un movimento e l'altro, come direttore, mi irrita, allora la risposta è: no!".
Di norma l'applauso è consentito all'opera dopo un'aria importante, e anche nel jazz gli ascoltatori di solito applaudono liberamente dopo un grande riff. Mentre per quel che riguarda la musica sinfonica o da camera si attende che il comportamento del direttore d'orchestra o gli strumentisti dica inequivocabilmente (con il silenzio, o nel caso del direttore quando le sue braccia si sono fermate) che il brano è finito.
"Questo fa parte del rituale della musica, non della musica stessa - dice Ax - credo che non ci sia una 'regola' per quando applaudire, se siamo nel pubblico quasi sempre sappiamo quando è il momento giusto". Conclude quindi Ax: "I veterani delle sale da concerto osserveranno il rigoroso silenzio al quale sono abituati, ma è ora che comincino ad abituarsi a tollerare quelli cui l'applauso sorge dal cuore dopo un movimento".
Se le riflessioni di Ax o il post non hanno soddisfatto la vostra curiosità: la discussione è continua anche qui (Applause and Its Discontents).
La migliore, e più esilarante, lettura da farsi in proposito è, senza ombra di dubbio, l'articolo "Let's Ban Applause!" scritto da Glenn Gould nel 1962, contenuto nella miscellanea di scritti "The Glenn Gould Reader".